In due milioni di automobili italiane si nasconde un oggetto del mistero. E’ la scatola nera, un dispositivo che rileva le informazioni utili a stabilire le cause degli incidenti. Secondo l’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici, che ha presentato oggi a Roma un dossier, a fine 2013 il 6% delle vetture assicurate nel nostro Paese aveva a bordo uno di questi strumenti. La percentuale di per sé non è alta (anche se entro il 2017 dovrebbe salire al 15-17%), ma basta a proiettarci al primo posto in Europa (nel Regno Unito sono meno dell’1%) e a surclassare gli Stati Uniti (1,5% circa).
UN AIUTO PER RIDURRE I PREZZI, MA DI QUANTO?
Purtroppo l’Italia è anche il Paese europeo in cui l’assicurazione Rc auto costa di più. Da questo punto di vista, “l’utilizzo di strumenti antifrode come la scatola nera può consentire di ridurre i premi nelle zone in cui si paga molto – sottolinea Dario Focarelli, direttore generale dell’Associazione –, riducendo la forbice tra gli automobilisti virtuosi del Nord e quelli del Sud”. L’Ania, tuttavia, non fornisce alcuna stima sulla potenziale riduzione dei prezzi, affermando che l’offerta delle compagnie assicurative è eccessivamente variegata.
L’INDICE DI RISCHIO PERSONALIZZATO
Ma a cosa serve, di preciso, una scatola nera? Non solo a evitare le frodi alle assicurazioni, rilevando se gli incidenti si sono effettivamente verificati e in che modo. Un altro punto centrale è la cosiddetta “analisi del rischio”: il dispositivo “registra i dati sulle percorrenze in termini di chilometraggio, tipologia delle strade e orari, raccogliendo anche informazioni sullo stile di guida degli automobilisti – spiega Vittorio Verdone, direttore centrale dell’Ania –. Non ci sono problemi per la privacy, perché le registrazioni vengono trasmesse alle assicurazioni in forma aggregata, con l’attribuzione di punteggi medi, in modo che le imprese possano tarare meglio l’offerta sulla base dell’indice di rischio dell’assicurato”. In sostanza, si viaggia verso la personalizzazione della polizza.
SICUREZZA E COSTI
La scatola nera, inoltre, “è utile anche in termini di sicurezza – continua Verdone –, perché allerta in caso di pericolo (si attiva, ad esempio, quando vengono superati i limiti di velocità) e chiama i soccorsi nell’eventualità di un’emergenza. Infine, può funzionare anche come antifurto satellitare”, perché contiene un sistema Gps.
E’ bene però tenere d’occhio i costi, perché le funzioni e i servizi delle scatole nere che non rientrano nel perimetro dell’assicurazione rc auto sono a carico degli utenti. A pagare per l’istallazione e l’eventuale sostituzione o rimozione sono invece le imprese assicuratrici, come prescritto nel 2012 dal decreto Liberalizzazione del governo Monti.
DAL DECRETO DI MONTI ALLA MARCIA INDIETRO DI LETTA
Quello stesso provvedimento imponeva alle imprese di garantire “sconti significativi” agli automobilisti che accettano l’impianto della scatola nera nella propria vettura. Un principio che il governo Letta ha cercato di rendere più stringente, senza però riuscirci. Con una norma inserita nel decreto Destinazione Italia, l’ultimo Esecutivo fissava una soglia minima per questi sconti pari al 7% della polizza. Il 5 febbraio, tuttavia (anche dopo le proteste dell’Ania), le norme sull’rc auto sono state stralciate dal decreto e inserite in un disegno di legge dal destino ancora incerto.
Per il momento, quindi, si fa riferimento ancora alle indicazioni del governo Monti. Peccato che il regolamento attuativo (una responsabilità del ministero dello Sviluppo economico, di concerto con l’Ivass e il garante della Privacy) non sia mai stato varato.
Allegati: Dossier Ania.