Avvio positivo della settimana finanziaria sui mercati asiatici. Salgono tutti i listini, trainati dall’aumento del credito erogato in Cina, ai massimi del 2010, che dà garanzie sulla tenuta dell’economia. Sale Hong Kog +0,8% seguita da Shanghai. In terreno positivo anche Tokyo +0,5%, nonostante il dato deludente del Pil, cresciuto solo dello 0,3%. Gli analisti prevedono una nuova spinta espansiva da parte del governo prima di aprile.
Continua in Asia il rally dell’oro (1328 dollari l’oncia, ai massimi da agosto) dopo aver chiuso venerdì a Wall Street a quota 1.318. Il metallo giallo, da inizio 2014, guadagna il 10%. In salita anche il petrolio, Wti poco sopra i 100 dollari.
Chiusa Wall Street per la festività del President day, i riflettori della finanza mondiale saranno concentrati sull’Italia, nella speranza di una rapida soluzione della crisi politica. Una volta tanto, gli elementi positivi non mancano: dal ritorno del Pil in terreno positivo dopo nove trimestri negativi al giudizio benevolo di Moody’s, che ha alzato l’outlook sul rating sovrano di lungo termine dell’Italia a “stabile” da “negativo”, confermando la valutazione a Baa2 .
Si è trattato del primo segnale di stabilizzazione del rating italiano dal giugno del 2011, quando fu messa sotto osservazione per un possibile taglio l’allora valutazione Aa2, poi progressivamente tagliata a partire dall’ottobre dello stesso anno fino a raggiungere l’attuale livello Baa2 nel luglio 2012, con un peggioramento complessivo di 6 gradini.
Già venerdì Piazza Affari aveva chiuso la settimana con un rialzo del 3,7%, di cui un +1,6% è maturato nell’ultima seduta grazie a un indiscutibile “effetto Renzi” sui mercati. Bilancio positivo anche per i Btp: il rendimento del decennale è sceso al 3,68%, lo spread con il Bund si è ridotto di 4 punti base tornando sotto quota 200 (199).
G20 A PARTI ROVESCIATE: ORA SOFFRONO GLI EMERGENTI
Copione a parti rovesciate al G20 di Sidney di fine settimana che riunirà i banchieri centrali ed i ministri finanziari. Per la prima volta dal 2009 a soffrire sono le economie emergenti, anche se la ripresa stenta a prender velocità in Usa e sull’Europa, secondo il Fondo Monetario, incombe il rischio deflazione.
Le Borse, intanto, appaiono solide. A Wall Street i tre indici principali hanno chiuso la settimana in rialzo: l’S&P500 ha guadagnato il 2% circa portandosi a meno di un punto percentuale dai massimi storici. Da rilevare la riscossa dei titoli petrolifer: Exxon ha guadagnato l’1,8% spinto dalla promozione a Strong Buy del broker Isi Group. Occidental Petroleum + 2,8% dopo avere portato a termine lo spin off delle sue attività in California. I buoni risultati spingono intanto Apache (+1,9%), società di servizi all’industria petrolifera.
Avanzano anche le Borse europee favorite dai dati confermano i progressi dell’economia nella zona euro: il Pil è salito nel quarto trimestre 2013 dello 0,3% rispetto al terzo trimestre, gli economisti si aspettavano +0,2%. In settimana il parigino Cac è avanzato del 2,7%, Francoforte +3,8%.
Si stabilizzano anche I mercati emergenti che hanno registrato la miglior settimana tra le ultime cinque. Tra le valute il fiorino ungherese ha messo a segno la miglior perfomance dal 2006. In ripresa anche il rublo in previsione di una stretta monetaria a fronte delle spinte inflazionistiche. Sui mercati azionari l’indice Msci Emerging Markets è salito dell’1,2%. In cima c’è la Borsa di Istanbul +1,8%. In ripresa anche il brasiliano Bovespa nonostante che l’economia sia entrata, a pochi mesi dal Mundiale di calcio, in recessione
LA BAD BANK SPINGE LE BANCHE AL TOP
Ai primi cinque posti del Ftse/Mib ci sono quattro banche: Banco Popolare, Bper, Bpm ed Ubi. Il mondo del credito, a partire dalle Popolari, si conferma il comparto più sensibile agli umori dei mercati ed all’andamento dello spread. In vetta all’indice europeo del settore bancario a fine settimana c’è una coppia italiana: Banco Popolare +17% (+4% venerdì dopo che Bank of America ha alzato il target price) e Bper +14%.
Venerdì Unicredit è salita del 2,3%, Intesa SanPaolo, invece, si è confermata la miglior blue chip del prestigioso indice Eurostoxx 50 da inizio 2014. A favorire il rally hanno contribuito le anticipazioni sulla bad bank aziendale di Intesa ed Unicredit ed il report di Nomura che consiglia agli istituzionali di scommetter su “alcune banche sottostimate” del Sud Europa, tra cui il Banco Popolare e le banche portoghesi. Secondo Moody’s, “le potenziali necessità di nuovo capitale per le banche avranno un impatto limitato sui conti pubblici”. Morgan Stanley si spinge a prevedere l’acquisto diretto di bond legati al finanziamento delle imprese da parte della Bce.
Fra le assicurazioni si è messa in luce UnipolSai (+2,4%), mentre Generali ha guadagnato l’1,5%.
AUTO, FIAT VUOLE LA SUA BANCA
Fiat è salita venerdì del 2,8%, Pirelli +2,3% in scia al rally dell’Eurostoxx automotive. A scatenare il toro sono stati i risultati di Renault +13% (+59% il reddito operativo). In grande crescita anche Michelin (+8,9%) dopo i conti.
Fga, la jv tra Fiat e Crédit Agricole costituita nel 2006, ha avanzato richiesta di licenza bancaria presso la Banca d’Italia. L’obiettivo è quello di poter accedere direttamente ai finanziamenti a tassi agevolati della Bce, cui hanno attinto a piene mani, in occasione del programma Ltro, i competitors, Volkswagen in testa, che così furono in grado di praticare politiche di vendita molto aggressive.
Nella scuderia Exor primeggia Cnh (+5,2%), spinta dai brillanti risultato di John Deere.
LUXOTTICA, IL GRAN RIFIUTO DI GUERRA
Attesa stamane per il rimbalzo di Luxottica (-1,5%), tra i pochi titoli in calo venerdì di fronte alla prospettiva che l’amministratore delegato Andrea Guerra fosse in procinto di lasciare l’azienda per andare a fare il ministro dello Sviluppo Economico nel governo di Matteo Renzi. Ma nel week end Guerra ha declinato l’invito: ancora una volta il pressing di Leonardo Del Vecchio ha avuto al meglio sulle sirene della politica.
Ne lusso da segnalare la riscossa di Tod’s (+5,9%), tra i migliori titoli della settimana.
BRILLA MEDIASET, STRAPPO DI PESENTI IN RCS
La vittoria bella mega asta sui diritti della Champions ha fatto bene a Mediaset +7,4%. Il mercato aspetta ora sviluppi sul dossier della piattaforma digitale spagnola e sull’eventuale fusione con Mediaset Premium, che potrebbe innescare un’alleanza internazionale con Telefonica e uno o più nuovi partner tra cui spiccano i nomi di Al Jazeera e (meno probabile) della stessa News Corporation di Rupert Murdoch.
In chiave più domestica, la lite continua tra John Philip Elkann e Diego Della Valle non ha provocato danni alla quotazione di Rcs. Altro effetto potrebbe essere l’uscita dal cda del gruppo di Carlo Pesenti. L’industriale bergamasco si è limitato a parlare, come si usa, di “impegni crescenti” nel suo gruppo ma, da quanto scrive il Fatto quotidiano, emerge un dissenso più profondo nei confronti della gestione di Pietro Scott Jovane, amministratore delegato, da sempre attenta agli interessi del maggiore azionista, appunto la Fiat.
Il casus belli questa volta sarebbe stata “una strana operazione portata a termine a fine gennaio dal management, a quanto pare senza tenere informato il consiglio d’amministrazione”. Si tratta dell’acquisto di un sito di prenotazioni alberghiere chiamato Hotelyo, da inserire dentro il portale corriere.it, con il nuovo nome doveclub.it, associato alla rivista di turismo Dove. Tra gli azionisti del sito ci sarebbe la finanziaria Lamse che fa capo ai fratelli Andrea e Anna Agnelli
LA CDP METTE LE ALI A FINMECCANICA
L’ipotesi del passaggio alla Cassa Depositi e Prestiti delle due controllate Ansaldo Sts e di Ansaldo Breda ha messo le ali a Finmeccanica +5%. Grazie a questo rialzo Finmeccanica è diventato il miglior titolo dell’indice Eurostoxx 600 da inizio 2014 con un guadagno del 31%. In ritirata invece la controllata Ansaldo Sts, che ha perso il 4%: con l’operazione svanisce l’ipotesi di Opa.
TENARIS TIFA USA NELLA GUERRA DEL TUBO
Vigilia di tensione per Tenaris, la multinazionale controllata dalla famiglia Rocca.Domani il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti dovrebbe comunicare la sua decisione su una controversia commerciale che vede i produttori locali di tubi contro alcune aziende asiatiche che esportano negli Stati Uniti a prezzi sotto costo (dumping). Da anni è in corso una vera e propria guerra dei tubi tra aziende locali e produttori esteri, soprattutto coreani.
Una decisione favorevole ai produttori Usa avrà un effetto positivo anche per la multinazionale dei tubi italiana che vanta una forte presenza produttiva negli Stati Uniti.
TWITTER, TEST DOPO IL LOCK UP
A partire da martedì, dopo la vacanza del President day i dipendenti di Twitter avranno la prima occasione di vendere circa 10 milioni di azioni del social network rese disponibili dalla scadenza del periodo di lock up post quotazione. Si tratta di una quantità modesta, solo 9,87 milioni di titoli su 545 milioni in circolazione, ma il test ha comunque un forte significato psicologico dopo la discesa delle quotazioni in coincidenza con l’annuncio della trimestrale che ha rilevato una crescita degli utenti più bassa delle previsioni.