Nella media del 2013 la retribuzione oraria è cresciuta in Italia dell’1,4% su base annua. Un tasso superiore a quello dell’inflazione, che l’anno scorso si è fermato all’1,2%. Lo ha comunicato oggi l’Istat. Il dato ha influito positivamente sul miglioramento del clima di fiducia dei consumatori italiani a gennaio, anche se si tratta dell’incremento più basso dal 1982, ossia dall’inizio delle serie storiche ricostruite.
Aumenti superiori alla media si osservano nei seguenti comparti: alimentari, bevande e tabacco (4,1%), agricoltura (+2,7%) e chimica (+2,3%). Nel settore privato, le variazioni più contenute si rilevano nel settore dell’edilizia (+0,4%) e in quello di tessile, abbigliamento e lavorazione pelli (+0,8%). Nella pubblica amministrazione non si sono riscontrati incrementi.
A dicembre l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è rimasto invariato rispetto al mese precedente, ma è aumentato dell’1,3% su base annua. I settori che presentano gli incrementi maggiori sono quelli delle telecomunicazioni (+4,0%), dell’agricoltura (+3,5%) e della metalmeccanica (+2,3%).
A fine 2013 i contratti in attesa di rinnovo erano 47 (di cui 15 appartenenti alla pubblica amministrazione), relativi a circa 6,3 milioni di dipendenti (di cui circa 2,9 milioni nel pubblico impiego). L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 32,2 mesi per l’insieme dei dipendenti e di 18,6 mesi per quelli del settore privato.
Alla fine di dicembre i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardavano il 51,1% degli occupati dipendenti e la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo era del 48,9% nel totale dell’economia e del 34% nel settore privato.