Cresce la disoccupazione a livello planetario. In base alle ultime statistiche della International Labour Organization, i disoccupati nel mondo nel 2013 erano quasi 202 milioni, con un aumento di 5 milioni rispetto al 2012 e il tasso di disoccupazione, al 6% nel 2013 come nel 2012, e’ stimato in rialzo al 6,1% quest’anno e nei due successivi. La situazione e’ ancora piu’ grave per i giovani, che hanno un tasso di disoccupazione piu’ che doppio rispetto agli adulti al 13,1%, con 74,5 milioni di 15-24enni senza lavoro nel 2013. Non solo, sono 23 milioni gli “scoraggiati”, ovvero le persone uscite dal mercato del lavoro perche’ hanno perso la speranza di trovare un’occupazione. Secondo l’Ilo, per le economie avanzate del G20 la prognosi e’ piu’ grave con un tasso di disoccupazione complessivo all’8,4% anche quest’anno, seguito da 8,3% nel 2015 e da 8,1% nel 2016, mentre per i Paesi emergenti la stima punta al 5,1% per i tre anni dal 5% del 2013. Le stime per l’Unione Europa puntano a un aumento della disoccupazione all’11,1% nel 2014 quest’anno dal 10,9% nel 2013 con un ritorno al questo livello nel 2016. La Francia dovrebbe passare dal 10,9% del 2014 al 10,7% del 2016, mentre la Germania si distingue con un tasso del 5,3% quest’anno (stabile rispetto al 2013), sia pure in marginale crescita al 5,4% nei due prossimi anni. Gli Usa dal 7,5% del 2013 dovrebbero scendere al 7,2% quest’anno, al 6,8% nel 2015 e al 6,4% nel 2016. Tra i principali Paesi il tasso piu’ pesante e’ quello del Sud Africa che nelle previsioni resta oltre il 25%.
La ripresa globale del mercato del lavoro è frenata da un deficit di domanda, indica l’Ilo, sottolineando che in molti Paesi sviluppati, i forti tagli alla spesa pubblica e gli aumenti delle tasse sui redditi e sui consumi gravano pesantemente su imprese e famiglie. Il mancato coordinamento tra le politiche monetarie e quelle fiscali ha inoltre aumentato in modo significativo l’incertezza del mercato del lavoro, il che rende i datori di lavoro molto cauti nelle assunzioni e negli investimenti. Anche se molto settori macinano utili, nota il rapporto, questi finiscono per lo piu’ sui mercati finanziari e non nell’economia reale, il che danneggia le prospettive occupazionali di lungo termine. Nell’insieme l’occupazione non si espande a sufficienza da tenere il passo con la crescente forza lavoro. Dall’inizio della crisi del 2008 il divario occupazionale non ha fatto che aumentare e l’Ilo calcola che tale ‘gap’ abbia raggiunto 62 milioni di posti di lavoro, inclusi gli ‘scoraggiati’ e i 7 milioni di inattivi, ovvero coloro che preferiscono non partecipare al mercato del lavoro. Se l’attuale tendenza continuera’, nel 2018 il numero dei disoccupati salira’ di altri 13 milioni a un totale di 215 milioni. Durante questo periodo ci sara’ una creazione netta di 40 milioni di nuovi posti di lavoro ogni anno, un numero inferiore ai 42,5 milioni di persone che entreranno sul mercato alla ricerca di un lavoro ogni anno. Di conseguenza il tasso di disoccupazione globale dovrebbe restare di circa mezza punto superiore rispetto al periodo ante-crisi. Resta poi molto diffusa, soprattutto nei Paesi emergenti, l’occupazione informale e il cammino verso un’occupazione di qualita’ sta rallentando. Nel 2013 il numero dei lavoratori in estrema poverta’, che vivono cioe’ con meno di 1,25 dollari al giorno, e’ diminuito solo del 2,7% a livello globale, uno dei tassi piu’ bassi degli ultimi 10 anni. Attualmente circa 375 milioni di lavoratori vivono con le loro famiglie con meno di 1,25 dollari al giorno e circa 839 milioni con meno di 2 dollari.