“Dobbiamo decidere se siamo la politica o il bar dello sport. Dobbiamo mettere dei paletti condivisi, in primo luogo con il principale partito dell’opposizione, Forza Italia. Speriamo anche con l’accordo del Governo. Nella seconda metà di gennaio pensiamo di presentare la nostra proposta condivisa di modifica della Costituzione: l’accordo oggettivo che si è trovato con Fi è un passo straordinario, perché ci consente di arrivare entro il 25 maggio almeno in prima lettura al Senato”. Lo ha detto il segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, intervenendo oggi alla Direzione del Pd, che dovrà votare il pacchetto di misure elaborato dopo i colloqui con Silvio Berlusconi.
ABOLIZIONE SENATO
“Proponiamo un’ipotesi di cambiamento del Paese su tre basi – ha aggiunto –. Primo: il superamento del Senato (con l’obiettivo non solo di ridurre la spesa pubblica, ma di andare oltre il bicameralismo, che tutto è tranne che perfetto), con l’eliminazione del voto di fiducia e dell’elezione diretta dei membri di Palazzo Madama (e l’effetto di ridurre il numero dei parlamentari da 905 a 603). Noi diciamo agli italiani che con le prossime elezioni non si voterà più al Senato”.
RIFORMA TITOLO V COSTITUZIONE
“Secondo punto: riforma del pacchetto del titolo V della Costituzione – ha continuato Renzi – che preveda di riportare allo Stato alcune competenze: ad esempio, io credo che sia assurdo che l’energia sia gestita a livello delle singole Regioni. Altri temi sono quelli delle grandi reti e del turismo estero. Dobbiamo ammettere di aver sbagliato. Il giudizio del titolo V non significa un’assoluzione della burocrazia centralista, perché le Regioni hanno un ruolo importante, anche se negli ultimi anni la loro autorevolezza è stata minata. Ricordiamo poi la proposta di riforma Delrio per eliminare l’elezione dei presidenti delle Province. Questo pacchetto di proposte porta già un miliardo di risparmio sui costi della politica diretti”.
RIFORMA ELETTORALE
“Terzo punto: la riforma elettorale – ha spiegato ancora il segretario democratico –. Non intendiamo tornare alla prima Repubblica. Chiamatelo “Italicum”, chiamatelo come vi pare: noi proponiamo la distribuzione dei seggi con una ripartizione nazionale (e non su circoscrizione) sapendo che con il principale partito avversario avevamo un’altra idea. Il sistema spagnolo (ovvero quello che privilegia due grandi poli) a me piaceva, ma ci è stato chiesto di evitare una frattura nei confronti della maggioranza che sostiene il Governo. D’altra parte, diciamo no al potere di ricatto dei partitini. Prodi nel 2008 è caduto perché ci chiamavamo l’Unione, ma tutto eravamo tranne che un’unione”.
L’accordo Renzi-Berlusconi propone di “assegnare un premio di maggioranza che porti almeno al 53%, al massimo al 55%, e che sia assegnabile se si ottiene almeno il 35% dei voti – ha spiegato ancora il sindaco di Firenze -. Il premio potrà essere quindi al massimo del 18%. Vogliamo quindi introdurre un ballottaggio, un doppio turno, non tra due candidati premier, ma tra due coalizioni, che – senza possibilità di apparentarsi – rigiochino la sfida per arrivare al 53%. Sono inoltre previste soglie di sbarramento (5% per chi si coalizza, 8% per chi non si coalizza, 12% per le coalizioni), a cui ci sentiamo vincolati: se modificate, si manda all’aria tutto, compresi i primi due punti. Il pacchetto si prende così com’è, oppure salta tutto l’accordo”.
“Quanto alle liste, abbiamo delle circoscrizioni, dei collegi plurinominali: l’accordo politico raggiunto non prevede la preferenza. Chi oggi pensa di usare strumentalmente questo argomento lo può fare, ma io come segretario del Pd prendo due impegni: le primarie e il vincolo assoluto della rappresentanza di genere”.
L’ATTACCO A GRILLO
“Vorrei chiedere al mio collega showman, Beppe Grillo: fino a quando continuerai ad abusare della pazienza dei tuoi senatori? Fino a quando continuerai a tenere chiusa la porta di quei voti? Noi offriamo un accordo pulito, trasparente, alla luce del sole”.
BERLUSCONI AL NAZARENO
“Molti di quelli che mi hanno rimproverato di aver portato Berlusconi al Nazareno in passato hanno fatto di tutto per portarlo a Palazzo Chigi. Chi vuole fare polemiche può farlo, ma è strumentale. Io esprimo la mia gratitudine a Silvio Berlusconi per aver accettato di venire nella sede del Pd. Il tema della legittimazione politica di Berlusconi non riguarda me: la sua legittimazione deriva dal consenso che gli viene espresso dai cittadini. Pensare che qualcuno possa aver resuscitato Berlusconi fa a cazzotti con la realtà: Berlusconi è riconosciuto come leader in tutte le città, le regioni, le province. Avere un giudizio politico sugli ultimi 20 anni è legittimo, ma non riconoscere che le regole si scrivono con gli altri corrisponde a un criterio a mio avviso assolutamente ingiusto”.