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Mps, l’assemblea blocca l’aumento a gennaio. Profumo verso le dimissioni? Decisione al prossimo Cda

Profumo sulle dimissioni: “Sono decisioni che si assumono nei luoghi deputati”, “c’è un Cda già fissato per il mese di gennaio” – Passa la ricapitalizzazione a giugno con l’82,04% – Mansi (presidente Fondazione): “Mai stato atto di sfiducia”, “difficile pensare che non si riesca a trovare consorzio, oltretutto disponendo di generose commissioni”

Mps, l’assemblea blocca l’aumento a gennaio. Profumo verso le dimissioni? Decisione al prossimo Cda

La Fondazione Mps blocca la proposta di aumento di capitale a gennaio presentata dal Cda. Nell’infuocata assemblea senese ha votato contro il 69,06% del capitale presente. In assise, in seconda convocazione dopo il mancato quorum di ieri, era presente il 49,3% del capitale, stessa percentuale raggiunta ieri, di cui il 33,5% fa capo alla Fondazione. Un voto che di fatto sconfessa il presidente Profumo e l’ad Viola, anche se la presidente della Fondazione Antonella Mansi, arrivando in assemblea, ha precisato che “”Il nostro non è mai stato un atto di sfiducia nel management, l’ho detto mille volte e lo preciso anche oggi”. ”Oggi esiste purtroppo un’indiscutibile necessità dell’ente di badare alla propria sopravvivenza  è una nostra precisa responsabilità. Speriamo comunque che questo si possa conciliare nel tempo con l’interesse della Banca a cui noi teniamo molto perché è il nostro primo asset”, ha spiegato Mansi il cui auspicio è di mantenere comunque un ruolo di azionista rappresentativo all’interno della futura compagine della baca.

E ora si attendono le mosse di Profumo. “Queste sono decisioni che si assumono a sangue freddo e nei luoghi deputati. Non nessuna anticipazione da fare agli azionisti”, ha risposto il manager incalzato al termine dell’assemblea precisando che ”c’è un Cda già fissato per il mese di gennaio”. “Credo che nessuno li metterà alla porta: toccherà a loro scegliere e decidere se credono ancora nel progetto che loro stessi hanno predisposto – ha commentato  il sindaco di Siena, Bruno Valentini – è vero che è stato bocciato una parte del loro progetto ma la ristrutturazione è stata approvata”.

Così come è passata, con l’82,04% dei voti presenti, la proposta della stessa Fondazione di procedere all’aumento, collegato al piano di ristrutturazione e da portare a termine entro il 2014 per richiesta della Ue per rimborsare i Monti bond, ma di farlo alla fine del secondo trimestre (giugno) per permettere alla Fondazione di vendere a un prezzo ragionevole le azioni Mps per ripianare i debito con le banche.

Consorzio permettendo. È stato infatti questo uno dei temi che ha scaldato gli animi, ossia la possibilità di riuscire a formare un nuovo consorzio per l’aumento posticipato visto che l’attuale scade a fine gennaio. Dicendo no all’aumento di capitale a gennaio ”entriamo in un campo di incertezza. E la prima incertezza ‘è la formazione di un consorzio di garanzia”, aveva infatti messo in guardia Profumo rispondendo in assemblea. “Oggi sappiamo quali clausole ci ha posto il consorzio di garanzia delle banche, non sappiamo quelle di domani”, ha spiegato Profumo che ha ricordato che senza l’aumento di capitale a gennaio resterebbe il costo aggiuntivo di 120 milioni in carico agli azionisti mentre con l’aumento  ci sarebbe la possibilità di rimborsare 3 miliardi di Monti bond.

Di tutt’altro avviso la battagliera Mansi. “E’ veramente molto difficile– ha detto – pensare che il terzo gruppo bancario italiano non riesca a trovare nella seconda finestra, dal maggio 2014, un consorzio di banche in grado di sostenere l’aumento, oltretutto disponendo di una generosa dotazione di commissioni”.  Non solo. Mansi chiama alla propria causa anche Bruxelles che ha indicato di procedere all’aumento entro il 2014, privilegiando però “la necessità di individuare le migliori modalità e tempistiche”nell’interesse di tutti i soci e della banca”. “L’indicazione temporale dettata dalla Commissione Europea – ha detto il presidente Mansi-, che prevede che l’aumento di capitale si chiuda entro il 2014 (e al limite entro il primo trimestre 2015), ha tenuto conto di tali aspetti, privilegiando comunque, nella complessità della situazione contingente, la necessità di individuare le migliori modalità e tempistiche per un positivo completamento dell’operazione per la Banca e per tutti gli stakeholder”. Quindi, si intende, anche la Fondazione.

L’intervento di Mansi, vicepresidente di Confindustria che ha raccolto i consensi dei piccoli azionisti, ha ricevuto lì applauso dell’assemblea dove l’anima senese si è schierata per il no. Sul conflitto di interessi citato dal legale Pier Gaetano Marchetti, Mansi ha replicato: “Qui dovremmo parlare non di conflitto di interessi ma semmai di conflitto di doveri” precisando che “Per noi la tutela dell’integrità del patrimonio non è un optional”, ”non potete chiederci di far crollare proprio noi l’edifico che ci è stato dato dalla legge”.

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