Il Cda di Telecom non è stato revocato, ma la decisione non ha fatto il pieno di voti. Il 50,3% dei presenti all’assemblea di ieri si è infatti espresso contro la proposta di revoca mentre il 42,3% ha votato a favore. Il 7,4% si è astenuto.
Non essendo stata approvata la revoca, l’assemblea ha votato la sostituzione nel board dei posti lasciati liberi da Franco Bernabè e Elio Catania. I candidati sono stati votati uno alla volta: Stefania Bariatti e Angelo Tantazzi, precedentemente candidati da Telco, e Marco Fossati e Franco Lombardi, candidati nel corso dei lavori dell’assemblea.
Il presidente della Findim, che ha proposto la revoca del consiglio, ha fatto però sapere di non essere disponibile. In ogni caso nessuno ha ottenuto il 50% più uno dei voti. Il consiglio di Telecom non è stato così reintegrato e per ora resta composto da 11 amministratori.
“Oggi abbiamo assistito ad un voto che è un simbolo importante di cambiamento, ed è un segnale forte al mercato che va ascoltato, soprattutto da parte di chi guida l’azienda”, ha commentato lo stesso presidente Findim, Marco Fossati, a margine dell’assemblea di Telecom.
“Siamo andati molto vicini” alla revoca, ha aggiunto, “l’espressione dei fondi anglosassoni è stata pesante e violenta, in quanto hanno espresso che c’è sicuramente un conflitto di interesse in seno a questo consiglio d’amministrazione”. Ad ogni modo, per Fossati il messaggio che emerge “non è di contrasto, non ci sono né vinti né vincitori”.
Fossati ha dichiarato al momento di non avere “gli estremi per impugnare la delibera dell’assemblea” dopo che nel suo intervento, aveva detto che ci sarebbero stati altri modi fuori da qui per tutelare i diritti degli azionisti.
“Il primo passo – ha spiegato Fossati – ora sarà proporre un cambio di statuto da portare all’assemblea di aprile per arrivare a una public company e a una rappresentanza corretta e democratica”. Oggi il sistema di rappresentanza della società attribuisce i 4/5 dei posti in cda alla lista di maggioranza.