L’invasione dei rumeni e dei bulgari pone sotto assedio la terra d’Albione. Un’orda incontrollabile di vampiri transilvani pronta a succhiare il sangue dell’Europa più blasonata e con una storia industriale molto più forte. In Gran Bretagna i tabloid sbattono sempre più spesso l’invasore straniero in prima pagina. Ma l’Economist, il principe dei giornali economici britannici, va controcorrente e, dati alla mano, sfata il mito: l’emigrazione di massa non ci sarà, a Bucarest – in fondo – si sta meglio che a Manchester.
Oltremanica il dibattito è acceso: le regole, in particolare per l’immigrazione dall’Unione europea, alla quale i due stati appartengono, sono più morbide. Alcuni giornali popolari parlano di decine e decine di milioni in arrivo, arrivando – con le stime – a superare anche l’intera popolazione di Romania e Bulgaria messe assieme. Si parla dei pro e contro della migrazione interna in Europa. Una veemenza che ricorda le campagne contro il baffuto idraulico polacco che, chiave inglese in mano, arrivava a ripararti la caldaia grazie alla direttiva Bolkenstein. Ma, per l’Economist, c’è un argomento – il più importante – di cui nessuno tiene conto: la crescita economica di Bucarest.
Il Paese dell’est Europa è molto più benestante, dinamico e sofisticato di come viene dipinto dai giornali. Il tasso di disoccupazione è relativamente basso. Il governo sta liberalizzando l’economia, aprendo nuovi settori (principalmente energia e telecomunicazioni) al libero mercato e agli investimenti. La crescita economica segna un +4,1%. I salari aumentano rapidamente. E, soprattutto, il Pil pro capite di Bucarest e superiore alla media europea. Come se non bastasse, in media chi abita nella capitale rumena se la passa decisamente meglio di chi sta a Manchester.
Per l’Economist, i benefici della presenza rumena dell’Unione europea sono reciproci. La testata britannica cita un recente articolo pubblicato su Ziariul Financiar, un noto quotidiano finanziario di Bucarest. Nel pezzo si fa notare che, i britannici, anche se “non vogliono i rumeni tra i piedi”, amano parecchio i consumatori est europei. Tra il 2010 e il 2013 le aziende d’oltremanica hanno avuto un giro d’affari medio annuale in Romania di 6,3 miliardi di euro, il doppio rispetto al 2007, quando c’è stato l’ingresso nell’Ue. Da quel momento, la Romania – considerata una delle poche tigri economiche del Vecchio Continente – ha portato 3,7 miliardi di euro di profitti ad aziende britanniche. E alcune di queste imprese hanno anche beneficiato di aiuti statali multimilionari in arrivo da Bucarest.
Insomma, il problema non sussiste. Non solo i migranti lavorano duro e portano un contributo significativo all’economia inglese. Non solo l’appartenenza della Romania all’Unione europea permette alle aziende inglesi di partecipare attivamente al boom economico del Paese. Ma, e questo per l’Economist è il valore aggiunto, i rumeni in Gran Bretagna creano collegamenti con la loro nazione d’origine, unendo assieme i due trend positivi sopra citati.