L’asta per la quota di controllo della Milano Serravalle sembra avviarsi ad una chiusura deserta per la terza volta consecutiva nel giro di un anno. Domani è il giorno della scadenza del bando e verranno aperte le buste con le eventuali proposte per il 52,9% dell’autostrada in mano ad Asam (holding della Provincia di Milano), ma salvo cambiamenti dell’ultim’ora, secondo quanto risulta a Radiocor, la procedura è destinata a esaurirsi senza alcuna offerta.
A nulla sono servite le misure per rendere più appetibile la quota: la diminuizione del prezzo da 4,45 a 4 euro (con possibilità diribasso) e la riduzione della partecipazione venduta (nelle prime due aste era l’82%). Gli investitori stranieri non sembrano essere interessati all’asset e l’ipotesi di una cordata italiana, circolata negli ultimi giorni, ha perso di consistenza.
Troppo le incognite legate sia a Serravalle sia soprattutto agli enormi investimenti richiesti dalla controllata Pedemontana (un’infrastruttura da 5 miliardi di euro), l’unica delle grandi opere della Provincia di Milano che non verrà conclusa per Expo 2015. La stessa Serravalle è alla ricerca di capitali per sostenere il business e proprio la Pedemontana: ha messo in agenda un bond da 300 milioni e a breve dovrà effettuare un aumento di capitale all’incirca dello stesso importo. Tutti fattori che hanno spaventato eventuali e potenziali investitori.
Ora si pone il problema dei bilanci della Provincia che contava sugli introiti della Serravalle per rispettare il Patto di Stabilità e soprattutto per rientrare dai 140 milioni di debiti della holding Asam, che sull’esposizione ha già sforato i covenant bancari. Il consiglio provinciale d iMilano, tra le ipotesi alternative al bando, aveva previsto anche l’Ipo, ma si tratta di una procedura – secondo gli esperti – di fattibilità complessa e soprattutto dai tempi lunghi e non compatibili con le esigenze di liquidità di Palazzo Isimbardi.