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Cancellieri: “Se serve me ne vado”

Il ministro riferirà oggi in parlamento sulla telefonata in cui si mette a disposizione della famiglia Ligresti – “Posso anche fare un passo indietro se il Paese lo chiederà, a me interessa che il governo Letta vada avanti e continui perché è l’unica e giusta risposta ai bisogni del Paese. Ma io resterò nel governo solo se potrò farlo con piena dignità”

Cancellieri: “Se serve me ne vado”

“Se il Paese me lo chiedesse farei un passo indietro: a me interessa che il Governo Letta vada avanti e che continui, perché sono convinta che sia l’unica e la giusta risposta in questo momento ai problemi del Paese. Per me è fondamentale”. Lo ha detto ieri il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, parlando a Strasburgo dopo l’incontro con il segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjørn Jagland.

“A me piace servire e io posso servire anche da libera cittadina, non ho nessun problema”, ha proseguito il Guardasigilli. Il ministro oggi si recherà alle Camere per riferire in merito all’imbarazzante telefonata in cui si mette a disposizione della famiglia Ligresti per la scarcerazione di Giulia, figlia di Salvatore, a suo dire richiesta per motivi umanitari.

“E’ falso e bugiardo chi sostiene che io sia intervenuta sulla magistratura – ha proseguito Cancellieri – non chiederei nulla che non fosse nel rispetto della legge. Non mi sono mai occupata di scarcerazione, è una falsità, non ho mai fatto nulla che non sia un mio preciso compito: non è mai successo che il Dap intervenisse per una scarcerazione. Chi dice questo è falso, bugiardo e ignorante”. 

E ancora: “Guardiamo ai fatti: per quelli voglio essere valutata, non per le ombre. Si smetta la caccia alle streghe. Sono mai venuta meno ai miei compiti durante tutti gli anni della mia carriera? Per questo voglio essere giudicata. Io non sono mai venuta meno ai miei compiti per un mio amico: non lo farei per un amico e neppure per un fratello. Operazioni politiche dietro la mia vicenda? Non sta a me dirlo però molti osservatori politici lo hanno detto con molta chiarezza. Posso anche fare un passo indietro se il Paese lo chiederà, a me interessa che il governo Letta vada avanti e continui perché è l’unica e giusta risposta ai bisogni del Paese. Ma io resterò nel governo solo se potrò farlo con piena dignità, non sarò mai un ministro dimezzato”.

Il ministro accenna anche al figlio, Piergiorgio Peluso, che dopo un anno trascorso in FonSai come direttore generale ha portato a casa una buonuscita di 3,6 milioni di euro: “Mio figlio – dice – in questa vicenda non c’entra nulla…”. 

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