Secondo uno studio dell’agenzia di rating Moody’s, l’esame sullo stato di salute delle 130 banche europee che la Bce inizierà a novembre e che durerà 12 mesi sarà negativo per gli istituti italiani con indici di capitale deboli.
Il parametro minimo che vede il common equity tier1 fissato all’8% non aiuta “il credito delle obbligazioni junior delle banche italiane vicine o al di sotto di questa soglia, o con una bassa qualità degli asset”.
“Sarà difficile per queste banche – spiegano gli esperti – far fronte alla necessità di capitale con risorse private, fattore che aumenta le probabilità di un intervento pubblico e in definitiva di un bail in”, ovvero del contributo da parte degli obbligazionisti, anche perché non esiste alcuna misura per bloccare eventuali deficit di capitale.
Le banche citate da Moody’s sono: Banca Carige (rating B2 sotto revisione per downgrade), Bpm (B1 negative, e+/b2 stable) e Credito valtellinese (Ba3 negative, e+/B1 stable) visto il basso livello di capitale; Mps (B3, negativo) e banco popolare (Ba3, negativo) per la debolezza della qualità degli asset.
L’agenzia di rating specifica che Banca Carige, Banco popolare e Mps prevedono di raccogliere capitali sul mercato e attraverso la cessione di attività. Tuttavia nel confronto con le controparti europee le banche italiane beneficeranno dell’armonizzazione della definizione dei non performing loan ai criteri Eba, parametro che Banca d’Italia ha già fatto proprio a differenza delle autorità di controllo di altri paesi. Un beneficio che “sarà presumibilmente compensato da un più esteso scrutinio delle misure di ‘debt forbereance’, definite dall’Eba come l’estensione di concessioni ai creditori in difficoltà”.
Per rispondere allo studio di Moody’s gli esperti di Intermonte hanno sottolineato che Carige e Bpm hanno già annunciato un aumento di capitale, “mentre per le altre bisognerà capire se la validazione dei modelli interni migliorerà la posizione di capitale in maniera importante”.