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Nucleare, Edf si aggiudica una commessa da 19 miliardi di euro in Gran Bretagna

Il Regno Unito riesce a far ripartire il propri piani nucleari – Entro il 2023 un consorzio guidato da Edf, assieme ad Areva e partner cinesi, realizzerà due reattori Epr nel sito di Hinkley, nel sud ovest dell’isola – Si tratta di un investimento da quasi 20 miliardi di euro – Manca solo il via libera della Commissione europea sugli aiuti di stato

Nucleare, Edf si aggiudica una commessa da 19 miliardi di euro in Gran Bretagna

Londra riparte con l’atomo. E lo fa con una maxicommessa da quasi 20 miliardi di euro, affidata a un consorzio in cui i francesi la fanno da padrone, ma dove c’è spazio anche per la Cina.

Edf ha confermato questa mattina con un comunicato i principali punti dell’accordo siglato la settimana scorsa con Londra per la costruzione di due reattori nucleari Epr nel sito di Hinkley Point C, nel Somerset, sud ovest della Gran Bretagna. Il primo ministro David Cameron ha svelato l’ammontare dell’investimento: “Si tratta di una commessa da 19 miliardi di euro in investimenti futuri per il Regno Unito. Verranno creati 25 mila nuovi posti di lavoro.”

Il budget copre la costruzione dei reattori e la messa in attività (acquisto dei terreni, autorizzazioni, siti di stoccaggio di combustibile esausto).

Il prezzo di acquisto dell’elettricità che sarà garantito ai partner del consorzio è stato fissato a 109 euro a megawattora. L’accordo sul prezzo durerà 35 anni, a partire dalla messa in funzione dei reattori, prevista per il 2023.

Il contratto, per essere definitivo, dovrà ottenere l’ok della Commissione europea, che valuterà se sono state infrante le regole degli aiuti di stato.

La redditività, o meglio il giusto tasso di rendimento, calcolato dal gruppo è del 10%. “Un accordo equo”, ha commentato Edf, mentre in Gran Bretagna infuria la polemica sul rialzo dei prezzi dell’energia.

Per quanto riguarda gli investitori, Edf conferma la sua quota di capitale al 45-50%. Il restante va ai due partner cinesi Cnnc e Cgn (dal 30 al 40%) – la Repubblica popolare ha da poco ottenuto il via libera a entrare nel business dell’atomo britannico – e ai francesi di Areva (10%), che non riuscivano a piazzare un reattore dal 2007, a causa degli effetti del disastro nucleare di Fukushima e della crisi economica.

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