E’ un accordo storico quello firmato stamattina a Roma per rilanciare la storica azienda Natuzzi. Storico perchè, per la prima volta nella storia delle vertenze industriali italiane, riporta in territorio italiano delle produzioni delocalizzate all’estero, in questo caso in Romania.
Dopo il via libera del 90 per cento dei lavoratori della Natuzzi al piano di salvataggio dell’azienda, l’ultimo round si è giocato al ministero dello Sviluppo economico, alla presenza dei sottogretari Carlo D’Aringa e Claudio De Vincenti. La firma definitiva è stata apposta dagli uomini del ministero, dalle segreterie nazionali e provinciali di Cgil, Cisl e Uil, dall’assessore al Lavoro Leo Caroli e soprattutto dai dirigenti dell’azienda di Santeramo in Colle, protagonista della difficile vertenza.
I sindacati hanno convinto Natuzzi a ridurre il numero degli esuberi totali da 1726 a 1506. Nei 1726 esuberi iniziali erano compresi 1580 operai e 250 impiegati. Di questi ultimi, circa 50 saranno riassunti e 150 andranno in mobilità. Per quanto riguarda gli operai invece si passa da 1580 a 1380 esuberi totali. Cifra ritoccata al ribasso, come richiesto dai sindacati. In questo modo 200 persone torneranno immediatamente al lavoro grazie al possibile potenziamento dello stabilimento materano di Jesce 1. Resta complesso il piano per assorbire i restanti 1380 esuberi: 600 lavoratori andranno in mobilità attraverso incentivo all’esodo volontario (previste due fasce di incentivo, da 20mila a 32mila euro), circa 500 verranno reinseriti nel mondo del lavoro attraverso il trasferimento di produzioni dalla Romania alla Puglia e con l’apertura di newco, il progetto romeno che nei prossimi anni potrebbe assorbire altri 200 posti di lavoro. Con la produzione di nuovi complementi d’arredo da parte di altre newco, l’azienda punta a recuperare altri 150 lavoratori.
A novembre inizierà la selezione degli imprenditori “volenterosi” a cui destinare i 101 milioni di euro messi a disposizione da Regioni Puglia e Basilicata (nell’ambito dell’accordo di programma) per la creazione delle newco nel distretto. Le nuove piccole aziende dovranno avviare l’attività entro aprile del 2014. “Con questa operazione – afferma il segretario regionale della Filca Cisl di Puglia Enzo Gallo – abbiamo annullato i licenziamenti, ma soprattutto riportiamo indietro una produzione che era stata trasferita all’estero. Speriamo che i lavoratori prendano in maniera positiva la riorganizzazione”.
“Più che un accordo – dice Fabrizio Pascucci, segretario nazionale della Feneal Uil – è un percorso per la rioccupazione degli esuberi. Puntiamo a riassorbire 850 persone in poco tempo, 650 già nell’arco del 2014. È una bozza di accordo storica, visto che per la prima volta riportiamo in Italia delle lavorazioni delocalizzate in Romania”. Più cauto Salvatore Bevilacqua, segretario regionale della Feneal: “Ora dobbiamo entrare nei dettagli di ogni cifra proposta dall’azienda, ma siamo soddisfatti perché abbiamo eliminato i licenziamenti”.