Sfatiamo un tabù: i giovani internauti, o “nativi digitali” come talvolta si preferisce definirli nelle classificazioni sociologiche, non sono così connessi a internet come si crede comunemente. O comunque non lo sono, soprattutto nei Paesi più avanzati, così tanto in più rispetto al resto della popolazione. La “Y Generation” ha infatti maggiore predisposizione all’utilizzo delle nuove tecnologie, in quanto nata fra gli anni ’80 e il 2000 in un ambiente ormai digitalizzato, ma non per questo ne ha il monopolio.
A rivelarlo è un rapporto dell’università statunitense Georgia Tech: definendo i “nativi digitali” come individui che utilizzano regolarmente internet da almeno cinque anni, ci si rende conto che in realtà nel mondo sono soltanto il 30% dei giovani fra i 15 e i 24 anni. Altro che fenomeno generazionale, dunque, e questo vale anche per i Paesi più sviluppati: mentre infatti non sorprende che in Bangladesh solo il 4,7% degli under 24 sia definibile internet-addicted (al cospetto del 99,6% dei coetanei della Corea del Sud), la vera sorpresa è di constatare che in Paesi ricchi come Francia e Stati Uniti, dove sono il 91 e il 96%, non lo sono poi così tanto in più rispetto ai cittadini delle fasce più adulte.
Lo studio di Georgia Tech parla infatti di un rapporto di appena 1,2 volte superiore, che nei Paesi più poveri è invece di almeno il doppio (2,3 volte proprio in Bangladesh). “Tutti siamo fascinati dall’utilizzo della tecnologia negli Usa e in Scandinavia – spiega al Ny Times il professore che ha condotto la ricerca, Micheal Best -, ma è in realtà nei Paesi meno sviluppati che questo fenomeno ha più impatto. I luoghi dove i giovani sono più interessati alla tecnologia sono proprio quelli dove ci si interessa di meno alla tecnologia”.