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Decreto Imu, bocciato emendamento Pd: no alla prima rata sulle case più ricche

I presidenti delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera hanno dichiarato inammissibile l’emendamento “per estraneità di materia”, in quanto il testo prevedeva anche di riportare l’Iva al 21% fino alla fine dell’anno proprio grazie alle risorse recuperate con l’Imu imposta ai contribuenti più ricchi.

Decreto Imu, bocciato emendamento Pd: no alla prima rata sulle case più ricche

Le misure più urgenti da varare sono la “manovrina” per rientrare nel tetto del deficit al 3% e la legge di stabilità, ma Pd e Pdl iniziano la settimana litigando sull’Imu. Uno degli emendamenti principali al decreto sull’imposta municipale unica proposto dai democratici è stato dichiarato inammissibile dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera. 

La correzione prevedeva di esentare dal pagamento della prima rata Imu soltanto i contribuenti che possiedono una prima casa con rendita catastale inferiore ai 750 euro, contro l’abolizione su tutte le abitazioni principali stabilita dal decreto. 

I presidenti delle due commissioni hanno dichiarato inammissibile l’emendamento “per estraneità di materia”, in quanto il testo prevedeva anche di riportare l’Iva al 21% fino alla fine dell’anno proprio grazie alle risorse recuperate con l’Imu imposta ai contribuenti più ricchi (1,2 miliardi di euro, di cui 400 milioni sarebbero andati alla Cig in deroga e 50 al Fondo affitti). Era questa la linea più volte suggerita dal viceministro dell’Economia, Stefano Fassina.  

In tutto, le commissioni hanno bocciato 322 emendamenti dei 454 presentati. Respinta anche la proposta del Pd di tassare gli immobili sfitti al 50% dell’Irpef e utilizzare l’incasso per sconti alle imprese e agli inquilini.

Il decreto scade il 31 ottobre ed è atteso in Aula alla Camera nel pomeriggio di mercoledì, per poi passare all’esame del Senato.

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