La notizia è giunta ieri dopo la chiusura di Wall Street: Chrysler Group, controllata da Fiat, ha presentato richiesta per la quotazione in Borsa, da dove manca dal 1998, come aveva preannunciato la settimana scorsa l’amministratore delegato Sergio Marchionne in un’intervista al Financial Times. L’operazione è valutata 100 milioni di dollari, anche se gli analisti considerano la cifra solo indicativa.
Come si legge in un comunicato della casa automobilistica di Detroit, è stato presentato il documento S-1, circa 400 pagine, alla Securities and Exchange Commission, la Consob americana, “in relazione all’offerta pubblica iniziale di titoli ordinari”. Per il momento, si legge ancora nella nota, non è ancora stato definito quante azioni saranno offerte e quale sarà il range di prezzo. Come anticipato nei giorni scorsi, a guidare l’Ipo sarà JP Morgan Chase. A mettere sul piatto i titoli è il Veba, il fondo pensione di United Auto Workers, il maggiore sindacato americano del settore auto.
Veba, che ha esercitato il diritto di registrazione, detiene il 41,5% della casa automobilistica americana. L’Ipo di Chrysler, che dovrebbe mettere la parola fine alla disputa con il Veba sul valore della società, potrebbe ritardare, se non addirittura impedire, la piena integrazione con Fiat, che ha comunque ribadito la volontà di salire al 100% di Chrysler dall’attuale 58,5%. “Chrysler dipende dall’alleanza con Fiat ,e ogni sviluppo avverso in questa alleanza può avere effetti negativi per le nostre prospettive”, si legge nella documentazione.