Dal disastro al sollievo, il tutto con la consueta dose di tensioni e veleni. Il Milan porta a casa da Torino un 2-2, risultato poco appetibile alla vigilia, accolto come manna dal cielo nel post di un match già dato per perso. Ma nel calcio è vietato rilassarsi e i rossoneri beneficiano di un calo di tensione dei granata, ormai convinti di aver vinto, tanto da permettersi la sostituzione di uno come Cerci, di gran lunga il miglior giocatore della rosa.
Dovrebbe fare il mea culpa Ventura, invece se la prende con l’arbitro per un episodio piuttosto atipico. Minuto 93: Larrondo è a terra nella sua metà campo, il pallone esce in fallo laterale. Il Milan, ormai a caccia del disperato pareggio, lo gioca prima che il Toro riesca ad effettuare la sostituzione. Sugli sviluppi dell’azione, dall’altra parte del campo, Pasquale stende Poli e i rossoneri si procurano il rigore che Balotelli insacca.
Ventura è furibondo, ma le immagini gli danno torto, perlomeno a livello di regolamento (l’etica, si sa, è un’altra cosa): dev’essere l’arbitro a decidere il momento del cambio, non il tecnico di una o dell’altra squadra. Nessuna discussione invece sul rigore, questa volta sacrosanto, così come sul gol di Muntari, sul quale i granata invocavano un fuorigioco di Balotelli che non c’è.
“Avevamo Larrondo a terra, non è stato corretto. E’ una situazione difficile da accettare, il Toro ha fatto la partita per tutti i 90 minuti, il 2-0 ci stava anche stretto…”. Vero, ma allora perché togliere Cerci, fin lì devastante, che avrebbe potuto fare ancora più male ai rossoneri? Misteri del calcio, un regalo che Allegri prende e porta a casa, proprio come l’immeritato punto dell’Olimpico.
Il Milan è stato semplicemente inguardabile, da tutti i punti di vista. In difesa, dove gli errori si sprecano, a centrocampo, del tutto privo di ritmo e qualità, in attacco, per una volta spento e senza guizzi. I due gol sono abbastanza casuali, soprattutto il primo di Muntari, trovato quasi per sbaglio. Fosse stato un incontro di boxe, la vittoria (ai punti, s’intende) sarebbe andata al Torino, ma Allegri non è d’accordo.
“I ragazzi sono stati bravi a crederci – ha ribattuto in conferenza stampa. – Non è stata una partita semplice, ma il pari è meritato fino in fondo”. Anche lui sa che non è così, ma il punto è di quelli preziosi, per la classifica e il morale. D’altronde il momento è complicato: agli evidenti limiti tecnici si aggiunge una condizione fisica ai minimi, peggiorata dai numerosi infortuni (sono già 9) che arrivano a raffica. Dopo El Shaarawy, anche Montolivo è stato tradito dai muscoli. Defezioni pesanti, anche alla luce dello stato di forma di Kakà, apparso ben lontano da standard accettabili.
Il brasiliano ha giocato 65 minuti in ombra, poi ha chiesto il cambio. “Normale, era tanto che non giocava – lo ha difeso Allegri. – Non si è risparmiato e ha fatto un buon match dal punto di vista dell’intensità”. Al di là delle giustificazioni, questo Milan è in grave ritardo rispetto alle rivali. Domenica prossima a San Siro arriverà il Napoli capolista (2-0 all’Atalanta con gol di Higuain e Callejon), ma prima ancora toccherà al Celtic. Non certo una squadra di fenomeni, ma dotata di grinta e corsa da vendere. “Abbiamo poco tempo per recuperare – ha sospirato Allegri – ma contro gli scozzesi non possiamo sbagliare”. Già, perché in Via Turati (ma forse sarebbe meglio dire ad Arcore) la pazienza ha un limite.