La candidatura di Matteo Renzi alla guida del Pd fa proseliti nelle diverse anime del partito. Gli ultimi due colonnelli ad appoggiare esplicitamente il sindaco di Firenze – che aveva già dalla sua i veltroniani – sono stati l’ex democristiano (poi popolare) Dario Franceschini e l’ex comunista (poi Ds) Piero Fassino, entrambi esponenti della corrente Areadem.
“Se Renzi, come ha detto, lavorerà da segretario per innovare il Pd, tenendolo unito e non dividendolo – ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento –, sono pronto a votarlo”.
Franceschini non ritiene che l’ascesa di Renzi possa mettere a rischio la tenuta del governo, “perché i talenti vanno usati tutti, e Matteo è un talento”; d’altra parte, “è impossibile non riconoscere l’autorevolezza e la competenza con cui Letta sta facendo il premier”.
Anche secondo il sindaco di Torino “quella di Renzi è una disponibilità che il Pd deve raccogliere. Sarebbe un errore lasciarla cadere o peggio ancora ostacolarla”. In un’intervista a “La Repubblica”, Fassino ha sottolineato come l’ormai ex Rottamatore raccolga “consensi fuori dal Pd e dal centrosinistra. Supera gli steccati in maniera trasversale, intercettando coloro che si sentono delusi: delusi dalla mancata vittoria del centrosinistra, delusi dalla sterilità delle proposte di Grillo, delusi dal centrodestra e da Berlusconi”.
E non si tratta di un’illuminazione recente: “Personalmente sono convinto non da oggi che Renzi rappresenti un fattore d’innovazione importante – ha aggiunto Fassino –. Parlando con Bersani al telefono poche ore prima che salisse al Colle per annunciare al presidente Napolitano l’impossibilità di formare un governo, gli dissi: fai la mossa del cavallo, suggerisci tu Renzi come presidente del Consiglio. È il momento”.
Non solo. Per il sindaco di Torino, “un Pd che faccia squadra intorno a Renzi renderà più solido anche il governo e la funzione di Enrico Letta”.
Rimane da capire quanto il Premier sia d’accordo, anche se fonti a lui vicine parlano di una sorta di patto di non belligeranza: il Presidente del Consiglio non ostacolerà in alcun modo l’ascesa di Renzi ai vertici del partito se, a sua volta, l’ex rottamatore garantirà di appoggiare il governo con convinzione dopo l’elezione a segretario.
Esiste però anche un ampio fronte di democratici contrari all’idea di affidare il partito a Renzi. Su tutti Pier Luigi Bersani: l’ex segretario vorrebbe un candidato in grado di allargare il fronte della sinistra, per questo all’inizio ha puntato su Guglielmo Epifani (che ha però si è tirato indietro), per poi ripiegare sull’ex Ds Gianni Cuperlo.
Ai democratici resta poi un’altra grande questione da risolvere per guardare con un minimo di serenità all’assemblea del 20 e 21 settembre (in cui si stabiliranno finalmente regole e date del congresso). A riaprire il dibattito è Anna Finocchiaro: “Matteo Renzi mi deve ancora convincere che non voglia fare il segretario del partito solo per fare il candidato premier”.