Ciribiribì, l’alieno dello storico spot, pare si stia riportando Kodak nel pianeta di provenienza. Il leggendario produttore di pellicole, dominus dell’industria fotografica prima della rivoluzione digitale, è riuscito a farsi approvare un piano di uscita dalla bancarotta che prevede la trasformazione dell’azienda che non venderà nulla al consumatore comune.
La società dice quindi addio a macchine fotografiche e pellicole, per specializzarsi in tecnologie di stampa per le imprese. Il nuovo progetto, che taglia il debito di circa 4,1 miliardi di dollari, ha appena avuto l’ok del giudice per la bancarotta di Manhattan Allan Gropper.
Eastman-Kodak, di base a Rochester, New York, nel gennaio 2012 aveva fatto richiesta per il Capitolo 11 – la legge fallimentare statunitense che permette le ristrutturazioni a seguito di un grave dissesto finanziario. Da 2003, l’azienda ha mandato a casa 47 mila impiegati, ha chiuso 130 laboratori fotografici e ha smantellato 13 stabilimenti per la produzione di pellicole, carta e prodotti chimici.
L’ex colosso delle foto è entrato nel Capitolo 11 con circa 17 mila dipendenti e ne uscirà con circa 8500. I prodotti da sempre associati al marchio Kodak sono stati venduti durante la bancarotta o scorporati per pagare i debiti. Solo il settore stampa continuerà a vivere, costruendo presse e alte tecnologie.
“La Kodak uscirà pure dall’immaginario collettivo, ma tornerà a essere leader in un campo specifico”, assicura il suo legale, Andrew Dietderich. L’impresa dovrà insomma reinventarsi. E, per farlo, dovrà necessariamente ispirarsi alla poliedricità del suo fondatore, George Eastman, che cominciò la carriera costruendo macchine fotografiche e la finì costruendo cliniche odontoiatriche.