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Il portavoce del presidente della Bundesbank: “Stati e banche debbono poter fallire”

Michael Best, portavoce del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, si concede alla stampa italiana: “Il problema dell’Eurozona è una moneta senza un’economia integrata: Stati e banche debbono poter fallire” – “Le strade sono due: inasprire le regole fiscali o concedere più sovranità a Bruxelles: i Paesi membri preferiscono la prima opzione”.

Il portavoce del presidente della Bundesbank: “Stati e banche debbono poter fallire”

Discreto, ma cordiale, Michael Best, portavoce del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, regala una giornata della sua fitta agenda anche ai giornalisti italiani. Lo fa nella cornice suggestiva di Villa Vigoni, il centro di scambio culturale italo-tedesco, che sorge a Loveno di Menaggio, sul lago di Como. In un italiano più che buono (“Avevo una fidanzata fiorentina”, ci svela), tiene un discorso molto simile ai tanti tenuti in questi anni da Jens Weidmann.

Dopo tutto è lui lo speech writer del presidente, con un curriculum ad un tempo economico e giornalistico. Lo stile del discorso è tagliente e secco, di scuola Bundesbank. Il problema dell’Eurozona è una moneta senza un’economia integrata, scandisce Best citando l’ex capo della banca centrale tedesca Karl Blessing, il quale già nel 1963 aveva intravisto i pericoli di una valuta senza integrazione. Ora le possibilità che hanno di fronte gli Stati membri sono due: migliorare – leggasi ritoccare – il quadro esistente, inasprendo le regole fiscali oppure conferire nuovi poteri sovrani a Bruxelles in materia economica, sociale e politica.

Nessuno Stato membro sembra disposto a seguire quest’ultima strada, sottolinea Best, che invoca poi misure in grado di rafforzare la responsabilità degli attori istituzionali ad ogni livello. Stati e banche debbono poter fallire. Ecco perché la Bundesbank plaude ad un meccanismo unico di ristrutturazione degli istituti bancari, così come proposto dal Commissario al Mercato Interno, Michel Barnier.

Più scettico sembra invece essere l’esecutivo federale, ansioso di difendere le proprie banche. “L’esecutivo prende tempo e punta a modificare i Trattati…”, dice sornione Best. Poi si sbottona un po’: “Sulle nostre banche posso solo dire che abbiamo fatto errori in passato. I controlli non sono stati adeguati. Questo va riconosciuto sia da parte della BaFin (la Consob tedesca, nda), sia da parte nostra”.

Insomma, per i banchieri centrali tedeschi occorre proseguire sulla strada dell’integrazione finanziaria. L’unione bancaria va realizzata il prima possibile. Anche sul famoso programma di acquisto dei titoli di Stato varato lo scorso settembre da Mario Draghi, Best si mostra aperto e disponibile a trattare: “Intendiamoci. Se l’OMT fosse davvero come quello descritto dal professor Schorkopf nella sua memoria difensiva per la BCE di fronte al Tribunale Costituzionale federale non avremmo problemi ad appoggiarlo. Ma – prosegue – la forza dell’annuncio dell’OMT si basa proprio sulla sua estrema flessibilità e sui suoi contorni incerti e non sui paletti che Schorkopf si è sforzato di individuare. Il consiglio direttivo della BCE potrebbe infatti svegliarsi una mattina ed estenderlo ai bond a cinque anni o eliminare la condizionalità. Il pericolo c’è.”

Alla domanda se in un periodo come questo non sarebbe meglio avere alla presidenza dell’’Eurotower un tedesco, Best glissa: “Axel Weber era un uomo della Cancelliera. Se non si fosse dimesso, la Cancelliera avrebbe avuto vita facile ad imporlo. Ma fu lo stesso Weber a non volere. Da un lato, infatti, aveva già ricevuto offerte nel privato (nel frattempo è diventato amministratore delegato di UBS, nda), dall’altro non sopportava l’idea di dover fare il presidente in minoranza”. Insomma, meglio rimanere nelle retrovie e lottare da outsider, ma senza dimettersi: “Weidmann non si dimetterà, abbiamo visto che non serve a nulla”.

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