Era il 1876 e gli Stati Uniti celebravano, a Philadelphia, il primo centenario della nazione, in un parco di 285 acri nella periferia della prima capitale. Fra nove milioni di visitatori c’era anche una piccola delegazione di orologiai svizzeri, venuti a visitare il padiglione della fiorente orologeria americana. E quello che videro li preoccupò molto. In Svizzera la fabbricazione degli orologi avveniva presso piccoli laboratori dove le lavorazioni venivano fatte a mano, e la produzione era di circa mille costosi orologi all’anno. Negli Usa, invece, la manifattura avveniva in grosse fabbriche, con macchinari operati da lavoratori senza particolari qualificazioni, che tiravano fuori parti intercambiabili e permettevano di produrre centinaia di migliaia di pezzi finiti poco costosi. La delegazione svizzera tornò a casa e avvertì gli orologiai che dovevano cambiare o perire: produrre all’americana o scomparire. Gli svizzeri impararono così bene la lezione americana che, entro pochi decenni, gli orologi della repubblica alpina avrebbero obliterato l’industria orologiaia americana.
Ma oggi gli americani stanno risorgendo anche nel campo della fabbricazione di orologi. Soldi e saper fare si sono rivolti a questo settore e, anche se la scala produttiva è ancora piccola, il potenziale di crescita è grande. Per ora ci si limita al design e all’assemblaggio, mentre le parti sono ancora svizzere. Ma alcune aziende, per esempio la Kobold, fabbricano anche le parti e arrivano a offrire al mercato orologi con un contenuto domestico dell’80-90%. Altre aziende american attive nell’orologieria sono la Xetum, la Bozeman Watch Co. e la RGM Watch Co.