Mai più crisi bancarie a catena, mai più costosi salvataggi degli istituti di credito a spese degli Stati e dunque sulla pelle dei contribuenti. Questo è, in parole semplici, il senso delle nuove norme europee pubblicate in questi giorni sulla Gazzetta ufficiale dell’UE. Norme che entreranno in vigore il primo gennaio dell’anno prossimo e rafforzeranno notevolmente i requisiti prudenziali che le banche sono obbligate a rispettare per tutelare il capitale e il patrimonio aziendali insieme con i risparmi e gli investimenti dei propri clienti.
All’origine delle nuove regole che si applicheranno da gennaio 2014 c’è la constatazione di alcune vulnerabilità del settore bancario emerse durante la crisi. Come per esempio livelli insufficienti di capitale, in termini sia di quantità sia di qualità, che hanno comportato un sostegno senza precedenti da parte delle autorità nazionali.
Le norme fissano requisiti prudenziali più forti per le banche, sollecitandole a dotarsi di liquidità e riserve di capitale in misura sufficiente anche per affrontare l’eventualità di altri crisi. Il nuovo schema renderà più solide le banche europee, spiega la Commissione UE, e rafforzerà la loro capacità di gestire adeguatamente i rischi legati alla loro attività e di assorbire le perdite.
Il “pacchetto” legislativo, già approvato dall’Europarlamento e dal Consiglio europeo, comprende un regolamento (così viene definita una legge europea che entra direttamente a far parte della legislazione degli Stati membri) e una direttiva (che dovrà essere trasformata successivamente in legge nazionale in ciascun Paese UE). I due provvedimenti, insieme, trasferiscono nella normativa europea e li rafforzano gli standard fissati da Basilea 3.
Più in particolare, il regolamento (che modifica il precedente regolamento UE n. 648/2012) specifica i requisiti prudenziali che devono essere rispettati dagli istituti di credito e dalle imprese di investimento. La direttiva (che modifica la direttiva 2002/87/CE e abroga le direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE) contiene invece le regole alle quali quegli stessi soggetti devono attenersi nell’esercizio della loro attività e nella definizione e gestione dei criteri di vigilanza prudenziale. Regole, queste ultime, che possono anche essere modificate, ma non stravolte, in fase di trasposizione nella legislazione nazionale.
Il regolamento, uniformandosi alla richiesta del Consiglio europeo avanzata dopo l’esplosione della crisi economico-finanziaria globale, riunisce per la prima volta in un testo unico tutte le norme che contribuiscono a rendere sempre sicura e trasparente l’attività degli enti creditizi.
Le nuove regole europee, sottolineano a Bruxelles, rispettano l’equilibrio e le ambizioni di Basilea 3 ma non sono un semplice copia e incolla nella legislazione europea degli indirizzi definiti in quella sede. Ed elimineranno un ampio numero di opzioni nazionali e discrezionali relative ai requisiti prudenziali bancari e permetteranno agli Stati membri di applicarne altri più rigorosi soltanto nel caso in cui siano giustificati da particolari situazioni nazionali motivate da ragioni di stabilità finanziaria o originati da una specifica situazione di rischio per una determinata banca.
Il Consiglio e il Parlamento europei, nella loro veste di colegislatori, nel redigere il testo hanno tenuto presente l’obiettivo che ogni Paese possa, e anzi debba, implementare entro il 2018 gli standard bancari internazionali minimi sull’adeguatezza del capitale di una banca. Ossia quei criteri che sono stati definiti dal Comitato per la supervisione bancaria, organismo che ha sede appunto a Basilea presso la Banca per i regolamenti internazionali. E al cui interno sono rappresentati i maggiori Paesi del mondo (fra i quali anche l’Italia) oltre che, in veste di osservatori, anche la Commissione europea, l’Autorità bancaria europea e la BCE.
In seno al Comitato la Commissione europea ha contribuito alla definizione dei nuovi standard secondo un’ottica che ha tenuto presenti le specificità delle maggiori banche europee e ha contribuito a orientare l’appropriatezza delle misure adottate in relazione al contesto in cui dovranno essere applicate.
Fra le misure contenute nella direttiva UE, ce n’è una entrata ormai nel patrimonio di conoscenze dell’uomo della strada: quella riguardante la remunerazione dei vertici bancari. Questa misura stabilisce che a partire dal primo gennaio prossimo l’importo dei bonus variabili non potrà superare il 100% dei compensi fissi. E solo in casi eccezionali e nel rispetto di determinate condizioni potrà arrivare alla soglia invalicabile del 200%.
La direttiva prescrive inoltre che nella gestione della governance aziendale debba essere rafforzato il livello di sorveglianza del rischio attraverso una più attenta gestione della funzione di controllo da parte degli organismi interni di monitoraggio.
Nel consiglio di amministrazione la sorveglianza dei rischi, suggerisce poi la direttiva, dovrà essere assicurata anche attraverso una composizione che garantisca un largo spettro di vedute e di valutazioni, e impedisca quindi la formazione di un gruppo unico di opinioni.
Inoltre dovrà essere incrementato, soprattutto con l’obiettivo di riguadagnare la fiducia dei cittadini nel settore finanziario, anche il livello di trasparenza per quanto riguarda l’attività bancaria in senso stretto e i fondi di investimento in Paesi e sistemi giuridici differenti, in particolare per quel che concerne profitti, tasse e sussidi.