A giugno in Cina i prezzi al consumo sono cresciuti del 2,9% su base annua, due decimi oltre le attese, dopo il 2,1% di maggio. Lo rivelano i dati mensili a cura dell’istituto di statistica nazionale, mettendo in relazione l’accelerazione tendenziale soprattutto a un effetto base.
Sempre a giugno, è proseguita per il 16esimo mese consecutivo la tendenza al raffreddamento dei prezzi alla produzione, con un calo tendenziale di 2,7%, in linea con il consensus, dopo la caduta del 2,9% registrata a maggio.
Il compito della Banca centrale appare dunque complicato, poiché si tratta di fronteggiare pressioni al rialzo sull’inflazione pur in un clima di rallentamento della crescita. L’ipotesi più verosimile, secondo gli analisti, è che almeno fino a fine anno non arrivi alcuna stretta sui tassi.
“Riteniamo improbabile che i numeri dell’inflazione alterino il percorso dei tassi e l’orientamento di politica monetaria della Banca centrale, che non dovrebbe intervenire fino a fine anno”, ha commentato Li Wei, economista per Standard Chartered Bank a Shanghai.