Finalmente Peter Sagan ce l’ha fatta. In attesa dei Pirenei che il Tour affronterà in questo week-end, la tappa da Montpellier ad Albi aveva tutta l’aria della classica frazione di trasferimento con volatona finale. Era quello che si immaginavano alla vigilia Greipel, per fare il bis di ieri battendo proprio Sagan, e lo stesso Cavendish per centrare la sua 25esima vittoria al Tour. Ma il caldo e la Croix de Mounis, il meno agevole dei quattro Gpm della giornata, hanno fatto una selezione più dura del previsto. Su questa “cote” di seconda categoria perdevano contatto i due velocisti più forti del Tour. Con loro restava anche un altro cliente scomodo nelle volate come Marcel Kittel. L’inattesa resa di Cavendish metteva il turbo ai Cannondale di Sagan, che finalmente vedeva la grande occasione di disfarsi in anticipo dei rivali più pericolosi. Operazione perfettamente riuscita perché Cavendish e Greipe,l dopo aver cercato di ricucire il buco dal primo gruppo dei migliori, si arrendevano sulla terza lieve asperità, la Cote de la Quintaine.
Il distacco da poco più di due minuti saliva in un batter d’occhio a oltre cinque minuti con un’andatura, la loro, che si faceva sempre più turistica. Non valeva più la pena di spremersi: dopo i Pirenei e prima delle Alpi,, avranno pensato, ci saranno altre occasioni per rifarsi. Sagan a questo punto doveva semplicemente rintuzzare i vari tentativi di fuga per poi giocarsi da gran favorito lo sprint ad Albi. Di plausibili concorrenti erano rimasti davvero in pochi, in pratica solo il tedesco Degenkolb che finora non si è mai visto in questo Tour. Esaurita la fuga di Jens Voight, un monumento con i suoi 41 anni suonati, e del francese Biel Khadri, che ha strappato a Pierre Rolland la maglia a pois della classifica degli sacalatori, ad allungare era Jan Bakelants che insieme ad altri due compagni, il francese Gautier e lo spagnolo Oroz, riusciva ad accumulare un vantaggio di oltre un minuto, sufficiente per ridare virtualmente al corridore belga la maglia gialla che aveva perso nella crono a squadre di Nizza. Inevitabile a quel punto che con la Cannondale si mettesse a tirare il gruppo anche l’Orica Greenedge per difendere il primato “storico” di Daryl Impey.
Per i tre battistrada non c’era scampo. Alla periferia di Albi erano raggiunti: per Sagan c’era solo da battere Degenkolb e lo slovacco lo ha fatto con un’autorevolezza da autentico campione che cancella le tante beffe accumulate fin qui. Il tedesco era secondo precedendo d’un soffio il nostro Bennati. Quello di Bennati è il miglior piazzamento fin qui ottenuto dai corridori italiani, che oggi hanno perso per strada Adriano Malori, che si è ritirato assieme all’americano Vandevelde. Albi, sede di tappa toccata dal Tour molte volte nella sua centenaria storia, custodisce peraltro uno dei record più sconosciuti del ciclismo italiano. La città capoluogo del dipartimento del Tarn, patria di Toulouse-Lautrec, roccaforte del movimento eretico degli Albigesi, vide un giorno addirittura quattro italiani ai primi posti dell’ordine d’arrivo: il poker mai successo ai tempi di Coppi e Bartali, si realizzò in un ciclismo azzurro ancora sconvolto dal drammatica espulsione dal Giro di Pantani nel Tour del 1999, il primo vinto (e poi tolto) da Lance Armstrong. Vinse Salvatore Commesso in maglia tricolore che batté in volata Marco Serpellini. Terzo giunse Mariano Piccoli che regolò un altro connazionale, Paolo Lanfranchi, nello sprint del gruppo. Nomi, non ce ne vogliono gli interessati, di secondo piano ma che di diritto si sono ritagliati uno spazio di notorietà nelle cronache secolari della Grande Boucle che domani torna ancora una volta a scalare i Pirenei.