“L’intervento pubblico è essenziale per uscire dalla crisi. A fronte della scarsità di fiducia, l’unico operatore in grado di riportare fiducia collettiva oggi è il settore pubblico. Dalla crisi del 29 si uscì con grandi investimenti pubblici in tutti i paesi colpiti. Oggi non ci sono le risorse per questo tipo di interventi, si può però pensare ad un maxi programma di garanzie parziali volte alla mitigazione del rischio per gli operatori privati, stanziando risorse abbondanti (50-70 miliardi di euro di garanzie parziali per il prossimo triennio) da destinare in molteplici settori di intervento per le imprese ed i cittadini, come esplicitato più avanti.
Un programma di dimensioni senza precedenti e ben comunicato potrebbe anche avere un impatto immediato sulla attitudine psicologica a intraprendere, a investire e a finanziare. Aiuterebbe a risollevare la strisciante depressione che come sempre è anzitutto psicologica e poi anche economica.
Le garanzie pubbliche devono essere parziali, ovvero funzionare rigorosamente col principio della condivisione/mitigazione parziale del rischio, mai dell’annullamento del rischio, onde evitare azzardo morale e lo spreco di risorse della collettività. L’uso delle garanzie parziali sul nuovo credito è molto diffuso in vari paesi esteri e da parte delle istituzioni sovranazionali con l’obiettivo di mitigare i rischi, ripristinare fiducia collettiva e promuovere lo sviluppo. Anche in Italia è’ utilizzato se pur in misura contenuta.
Garanzie parziali ben concepite hanno un impatto modesto sul deficit pubblico. Gli attuali tassi di decadimento dei fondi destinati alle garanzie (ovvero il costo effettivo per lo Stato) si aggirano attorno al 3,50% annuo. Probabilmente usato su scala maggiore il tasso di decadimento delle garanzie sarebbe più alto del passato, tuttavia ove contribuisse a far ripartire l’economia si potrebbe prevedere un effetto positivo di segno opposto, ovvero un’escussione di garanzie inferiori grazie alla ripresa di fiducia collettiva e dell’economia.
Le garanzie pubbliche ingenerano passività potenziali future per lo Stato legate alle future probabilità di escussione delle garanzie. Tuttavia secondo varie statistiche e studi l’Italia è paese che pur avendo un elevato livello di debito pubblico Esplicito, ha invece passività potenziali future (il debito Implicito) molto limitate, le più basse in Europa. Secondo stime tedesche su dati 2010, confermate nella sostanza anche da studi dell’Imf e della Commissione Europea, l’Italia ha il debito pubblico implicito (che comprende impegni quali le pensioni future, le Garanzie, etc) più basso tra i paesi europei, pari al 28% del Pil mentre la Germania arriva al 109% del PIL. Sommando debito esplicito e debito implicito l’Italia si attesta al 146% del Pil, il posto migliore tra i paesi UE, mentre la Germania segue subito dopo con il 193% del PIL, gli altri paesi hanno tutti una posizione debitoria totale molto peggiore.
Questo vuol dire che investire l’equivalente di qualche punto percentuale di PIL (50-70 miliardi corrispondono a 3-5% di ulteriore debito implicito) in Garanzie Parziali ben formulate non ha impatti significativi sulla posizione debitoria del paese e merita certamente approfondimenti e dialettiche con Bruxelles. Basterebbe una dotazione di circa 1,5 mld/€ anno per 3 anni p.es. al Fondo Centrale di Garanzia per attivare circa 50 mld/€ di garanzie e di conseguenza circa 100 mld/€ di nuovi crediti. Questo importo è abbastanza alto da poter fare la differenza e potrebbe essere impiegato in molteplici direzioni.
Come e dove utilizzare con efficacia queste garanzie parziali? Si può immaginare un impiego ampio verso i settori impegnati nell’export, verso il turismo, le costruzioni, il risparmio energetico, le start-up ma anche verso qualsiasi impresa che abbia un business plan robusto e si può prevedere anche un focus specifico sui giovani e sugli studenti. Gli attori da coinvolgere ci sono già: il Fondo Centrale che funziona bene, i Consorzi Fidi, altri attori istituzionali e il settore bancario. (…)
Tra i nuovi prodotti finanziari che il Fondo Centrale di Garanzia potrebbe garantire si possono inserire i cosiddetti “mini-bond”, che in questo modo potrebbero beneficiare di un maggior gradimento da parte del mercato (in quanto più sicuri) e quindi di un minor costo di emissione per le imprese. (…)
Per aiutare la ripartenza del Settore delle Costruzioni le garanzie parziali andrebbero pensate sul fronte dei mutui. Questo settore, cruciale per tutta l’economia è oggi fortemente condizionato dallo stock di circa 700 mila unità immobiliari stimate invendute, che frenano molti progetti di nuovo sviluppo immobiliare. Per riassorbirle e incentivarne l’acquisto devono ripartire i mutui casa, calati moltissimo in questi anni a causa sia della scarsa liquidità di rifinanziamento disponibile sia dell’aumento di insolvenze. (…)
Tra gli attori oggetto di intervento non vanno poi dimenticati i Consorzi Fidi. Questo comparto ha svolto un prezioso ruolo prezioso di supporto all’assorbimento degli effetti della crisi nei primi anni ed è spesso portatore di importanti competenze sul territorio. Oggi anch’esso è molto impegnato e soffre di carenza di risorse, in parte anche legate ad alcune inefficienze (e.g. numerosità dei consorzi, dimensione media, eterogeneità nel grado di coesione col territorio). E’ importante però non lasciare soli i consorzi fidi e magari accompagnare e condizionare l’azione di supporto a decisi stimoli di ristrutturazione ed efficientamento del comparto.
Ancora, in tema di garanzie parziali, l’Europa può e deve svolgere un ruolo molto forte. Nel recente passato Ue e Bei hanno varato programmi significativi (e.g. Fondi Jeremie per le Pmi e Project bonds) e l’ultimo Consiglio Europeo ha deciso di incrementare i fondi a disposizione della Bei e della Commissione Ue per supportare il credito alle Pmi. L’Italia può svolgere un ruolo di pungolo ed anche portare idee concrete per un utilizzo concreto di tali risorse”.