Vi è da non credere ai propri occhi, ma nella lunga (quasi quattro pagine fitte fitte ) “Mozione sulle nomine di amministratori delle società partecipate dallo Sato” approvata in Senato in data 20 giugno 2013 , la parola trasparenza figura solo una volta e neppure negli impegni dati al governo, ma soltanto nei considerato che, “il processo di riforma avviato negli ultimi anni, pur avendo determinato una razionalizzazione della gestione delle società controllate dallo Stato, deve essere completato attraverso ulteriori interventi volti a incrementare la trasparenza e la qualità delle procedure di designazione dei componenti degli organi di amministrazione delle medesime società, rafforzando altresì i requisiti di onorabilità e di professionalità degli amministratori”. Poi, come si suole dire, in linguaggio parlamentare, si è “passato ad altro” argomento.
Lascio al lettore interessato, il compito di scorrere sia il lungo elenco dei divieti, degli auspici e delle suggestioni poste per le nomine di amministratore, sia la meticolosa ricognizione di cosa si intenda per requisiti di onorabilità e professionalità degli amministratori. Nel complesso ne esce un insieme di criteri per le nomine apparentemente a “maglie strette”, ma in realtà assai torbido essendo costituito da raccomandazioni, procedure, percorsi e atti di impossibile riconduzione a principi di trasparenza e responsabilità nelle nomine degli amministratori pubblici. In sintesi il percorso individuato è talmente pieno di norme generali di impossibile applicazione e verifica come quelle che richiedono la valutazione della “autorevolezza” e della “reputazione nei mercati di riferimento” che fanno di tali criteri un puro genere letterario che non può ostacolare qualsivoglia nomina o ri-rinomina.
Osservo a questo riguardo che si introduce un percorso ad ostacoli che pare fatto apposta per non ostacolare la ri-rinomina di alcuni ai vertici delle big corporation di stato. Molto meglio sarebbe dirlo esplicitamente assumendosi la responsabilità politica di fronte all’opinione pubblica. Ma le maggiori carenze si ritrovano nella parte della mozione che impegna il governo ad adottare molti doveri e provvedimenti (ma di principi non si fa cenno), in ogni caso mai tesi a garantire la trasparenza delle nomine.
Tra luci ed ombre va bene sia l’impegno per “l’attivazione di una procedura comparativa dei requisiti professionali”, sia quello a “pubblicare sui diversi siti dei diversi ministeri le posizioni in scadenza. Ma ciò non è sufficiente a garantire la trasparenza delle nomine. Ad esempio, come giudicare nelle procedure comparative l’ autorevolezza oppure la reputazione di cui prima si è detto?
Modesti atti riporterebbero invece qualche dose di trasparenza nelle procedura d nomine secondo il noto principio che “il sole è la migliore cura di molte malattie”. Ad esempio: dopo la pubblicazione on line delle posizione da ricoprire, coloro che intendono ricoprire tali posizioni (si presuppone pertanto che per effetto di un processo di autovalutazione godano dei requisiti di professionalità ed onorabilità) devono inviare il loro curriculum che viene pubblicato on line in un apposito sito on line, ma a condizione che detta pubblicazione avvenga “previa autorizzazione degli interessati”. Dovrebbe valere l’inverso, ovvero che coloro che non intendano autorizzare la pubblicazione del loro cv non possono essere presi in considerazione per la nomina. Si eccepisce che la naturale riservatezza (??) di chi già ricopre incarichi rilevanti (ma potrebbe essere anche che non si è promosso nel processo di autovalutazione confidando su sponsor esterni) sarebbe di ostacolo alla presentazione on line del proprio cv. Ma chi ambisce ad amministrare la cosa pubblica dovrebbe invece essere orgoglioso di mostrarsi a tutti capace di tale impegno.
Ma nello scorrere il testo della Mozione, ciò che comincia invece ad andare non bene (se non malissimo) è la parte ove si impegna il Governo alla “sottoposizione della designazione operata dalle competenti autorità di Governo alla valutazione di un Comitato di garanzia …al fine di verificare il rispetto dei criteri e delle procedure previste per le nomine”. Osservo infatti che la sottoposizione ex post (a cose fatte) al comitato di garanzia della nomine riduce questo organismo al compito di verifica esclusivamente formale che nulla ha che fare con la trasparenza delle nomine contenuta nei considerando, ma non negli impegni al governo.
Se Commissione di garanti ha da essere ( e non soltanto nel ruolo della “foglia di fico” ) essa deve essere incaricata a valutare ex ante i requisiti di onorabilità e di professionalità di una rosa di candidati (ad esempio non superiore a tre) cosi minutamente previsti (e facilmente aggirabili dalle amministrazioni proponenti) da sottoporre al giudizio della “proprietà” (cui spetta l’onere politico della nomina) e poi verificare ex post che la procedure siano state rispettate.
Consentire prima il ”torbido” e poi la tentare un impossibile salvataggio dell’onore perduto dei partiti politici con la apposizione della “foglia di fico” sulle vergogne degli stessi mi pare l’unico risultato della Mozione approvata dal Senato. Meglio ricominciare da capo. Provaci ancora Sam!