“Sembra si faccia di tutto per spingerci oltreconfine per trovare condizioni normali in cui fare impresa: il fisco italiano tassa il 68,3% degli utili lordi d’impresa, in Svizzera appena il 30,2%”. Questo l’allarme lanciato oggi dal presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti.
TASSE RECORD, AL 53,4% DEL PIL
Secondo il rapporto presentato durante l’assemblea annuale dell’associazione, nel 2013 la tassazione ha raggiunto un livello record, pari al 53,4% del Pil. “Nel 2013 gli italiani pagano 38 miliardi in più di tasse – si legge nel testo – , pari a 639 euro di maggiori imposte pro-capite rispetto alla media dei cittadini dell’Eurozona. Questo gap è l’effetto dell’aumento della pressione fiscale, che quest’anno in Italia raggiunge il 44,6% del Pil, ben 2,4 punti in più rispetto al 42,1% nella media dei paesi dell’Eurozona. Ma se si considera il mancato gettito dell’economia sommersa, la pressione fiscale effettiva sale al 53,4% del Pil”.
IMU: RINCARO DA 14,5 MLD. CON LA TARES AUMENTA DEL 28% IL PRELIEVO PROCAPITE
Tra le tasse più recenti, l’Imu – rileva Confartigianato – ha provocato tra il 2011 e il 2012 un maggior prelievo sugli immobili di 14,5 miliardi. Pesante anche l’impatto della Tares, la nuova tassa sui rifiuti, che provoca un incremento del 28,1% del prelievo procapite. “Tra il 2005 e il 2013 – ha continuato Merletti – l’incremento delle entrate fiscali è stato di 132 miliardi, pari ai 132 miliardi di incremento del Pil. Così non si esce dal tunnel della crisi”.
TASSE SUL LAVORO AL 42%: “SERVONO SGRAVI”
Secondo Confartigianato, le tasse sul lavoro pesano oltre il 42%. “La prima strada da imboccare – ha detto ancora Merletti – non è quella di eliminare il costo del lavoro dalla base imponibile Irap, bensì quella di prevedere gravi contributivi per le nuove assunzioni. Bisogna liberare l’apprendistato dai maggiori oneri introdotti dalla riforma Fornero, lo chiediamo avendone buon titolo perché l’artigianato è il settore con il maggior numero di apprendisti”.
CREDITO IMPRESE: IN 600 GIORNI PERSI 65 MILIARDI
Il credito alle imprese – stando ai calcoli dell’associazione – è diminuito in 600 giorni di 65 miliardi di euro. “Nei quasi seicento giorni – ha sottolineato Merletti – che vanno da novembre 2011 a giugno 2013, nell’alternanza tra governo tecnico e la fase di incertezza e stallo registrata in avvio di legislatura, il numero delle aziende italiane è diminuito dell’1%, pari a 59.835 imprese, il numero delle imprese artigiane è calato del 3%, il Pil è sceso del 3,4%, il credito alle imprese è diminuito di 65 miliardi (-6,4%), la pressione fiscale è aumentata di due punti e la disoccupazione giovanile di oltre otto punti”.