Saranno 4,4 milioni gli elettori, sparsi per 67 comuni, chiamati alle urne domenica 9 e lunedì 10 giugno per il secondo turno delle amministrative. Oltre a Roma, sono dieci i capoluoghi di provincia interessati: Ancona, Avellino, Barletta, Brescia, Iglesias, Imperia, Lodi, Siena, Treviso e Viterbo.
Ma la sfida più importante, da tutti i punti di vista, rimane proprio quella di Roma. Nella capitale il ballottaggio è fra il candidato del centrosinistra, uscito vincitore dalle primarie del Pd, Ignazio Marino e quello del centrodestra Gianni Alemanno.
Nel primo turno Marino ha chiuso con un vantaggio di oltre 12 punti percentuali, di certo superiore alle attese, al 42,60% contro il 30,27% del sindaco uscente. Ma nonostante questo margine confortevole in favore del candidato del centrosinistra, la partita non può comunque considerarsi chiusa.
A cambiare le carte in tavola potrebbero essere due elementi: le confluenze, che appaiono incerte, dei voti dei grandi esclusi, De Vito e Marchini, in mancanza di apparentamenti ufficiali e ancora di più il dato sull’affluenza, che al primo turno è stata bassissima, al 52,8%, anche, forse, perchè l’approdo al ballottaggio appariva francamente scontato. Qualora questo dato dovesse cambiare radicalmente, nessuno scenario sarebbe da escludere.
Un’altra partita molto importante, sia a livello locale che nazionale, come banco di prova del sentimento politico, è quella che negli stessi giorni si giocherà in Sicilia, dove in quattro capoluoghi, Catania, Messina, Ragusa e Siracusa, e in 127 comuni minori si andra alle urne per il primo turno delle amministrative.
Una tornata che potrebbe rivelarsi un test probante per la tenuta di Rosario Crocetta e dell’anomala maggioranza che lo sostiene nell’Assemblea regionale, una maggioranza che va dal Pd all’Udc e che vede al suo interno, ovviamente, anche la lista Megafono, presieduta dallo stesso governatore. Una maggioranza che, dal suo insediamento lo scorso ottobre e fino alla rottura di aprile, aveva guardato anche al Movimento 5 Stelle in quello che sembrava poter essere il modello (modello Crocetta, per l’appunto) di una possibile collaborazione tra le sinistre e i grillini, più volte invocato anche dopo le elezioni politiche.
Grillini che tornano in Sicilia, la terra che gli regalò il primo grande successo elettorale nelle regionali dello scorso anno, in cerca di riscatto dopo una tornata deludente nel resto del Paese, cercando di ottenere almeno l’accesso al ballottagio in qualcuno dei maggiori comuni.
A Catania il centrosinistra ripropone il sindaco della “primavera” Enzo Bianco, sostenuto anche dall’Udc, mentre il centrodestra ricandida il sindaco uscente Raffaele Stancanelli. Outsider nella corsa a Palazzo degli Elefanti sono il docente univesitario Maurizio Caserta e la docente precaria Lidia Adorno, candidata dei grillini.
A Messina il centrodestra corre diviso tra Giangranco Scoglio, sostenuto dall’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, e Enzo Garofalo, candidato del Pdl. Più compatta, invece, la sinistra (con Udc e Megafono) sul nome dell’ex capogruppo Felice Calabrò. Il fronte movimentista punta su Renato Accorinti, mentre l’M5S candida Maria Cristina Saija.
A Ragusa, il centrosinistra (Pd e Megafono) corre con l’ex Udc Giovanni Cosentini, mentre il centrodestra punta su Francio Antoci, ex presidente della Provincia. Centrodestra che appare diviso anche a Siracusa, tra il candidato del Pdl Edy Bandiera, sostenuto anche dall’Udc, ed Ezechia Reale mentre il centrosinistra candida il vincitore delle sue primarie, il renziano Giancarlo Garozzo. Il candidato del M5S, invece, sarà il tecnico informatico Marco Ortisi.