Il disegno di legge per abolire i finanziamenti pubblici ai partiti è pronto. Lo ha annunciato il premier Enrico Letta in un tweet. Il provvedimento passa così all’esame del Parlamento.
L’intervento sarà graduale e la transizione si concluderà solo nel 2017. L’obiettivo è sostituire ai fondi dello Stato le contribuzioni volontarie: l’ultima bozza prevede detrazioni fiscali del 52% per gli importi fra i 50 e i 5 mila euro e del 26% da 5 mila a 10 mila euro.
Sarà possibile inoltre destinare ai partiti il 2 per mille con la dichiarazione dei redditi e concedere gratuitamente spazi e servizi. Rimarranno esclusi da queste agevolazioni i partiti che non adotteranno uno statuto con criteri di trasparenza e democraticità. Una norma destinata a suscitare polemiche, soprattutto da parte del Movimento 5 Stelle.
I tesorieri avrebbero preferito degli sconti fiscali più consistenti, con detrazioni almeno del 90% per incentivare le mini-donazioni. Solo nel Pd ci sarebbero 180 dipendenti a rischio cassa integrazione, mentre il Pdl ha già congelato i contratti a termine dei propri dipendenti.
In ogni caso, a luglio i partiti riceveranno tutti i finanziamenti previsti, anche per evitare contenziosi con le banche, che avevano già concesso loro dei prestiti sulla base della precedente legge. Il taglio graduale inizierà dal 2014: i fondi si dimezzeranno ogni anno, con l’introduzione progressiva delle contribuzioni private.