Giro sempre più complicato per Wiggins che ha sfiorato il dramma nell’ultima discesa della tappa di oggi: nel giro-festival delle cadute, sotto un diluvio di pioggia, l’inglese era già apparso in grosse difficoltà su un tracciato dall’altimetria simile a un elettrocardiogramma, patendo il saliscendi di colline alte poco più di un grattacielo che si sono rivelate autentici muri come quelli delle Fiandre. Sofferente in salita sull’ultimo strappo del San Silvestro, addirittura impacciato in discesa a tal punto da scivolare da solo al centro di una curva. Si rialzava ma era come paralizzato dalla paura tanto da non riuscire a pedalare. Wiggins a un certo punto ha dato l’impressione di volersi ritirare. Mancavano nemmeno sei chilometri al traguardo di Pescara: pochi ma sufficienti a perdere il Giro perché davanti un folto drappello con i migliori, da Cadel Evans a Hesjedal, da Scarponi a Nibali, volava verso l’arrivo, poco interessato a raggiungere uno sconosciuto australiano davanti, quanto a distaccare il più possibile il famoso inglese indietro. Per la vittoria di tappa i giochi si erano già decisi sul penultimo colle, il Santa Maria De Criptis: Adam Hansen, unico sopravvissuto con Emanuele Sella di una fuga a sei che annoverava anche – novità assoluta per il Giro – il greco Tamouridis, staccava anche l’ultimo compagno di avventura. L’italiano addirittura cadeva due volte fino ad arrendersi. L’australiano a 32 anni metteva a segno l’impresa della vita.
Dopo 1’07” Enrico Battaglin, d’un soffio su Danilo Di Luca, regolava la volata degli inseguitori. A quel punto, momento clou della giornata abruzzese, cominciava il count-down: tutti a guardare il cronometro per misurare quanto ritardo avesse accumulato Wiggins. Lui, il baronetto di sua Maestà, l’uomo da battere del Giro, dopo lo smarrimento, in un sussulto di orgoglio, si era messo a inseguire con la forza della disperazione. Una sorta di anticipo della cronometro di domani, soprattutto nel tratto di strada ormai pianeggiante che attraversa la pineta dedicata a Gabriele D’Annunzio. Poco aiutato dai vari Henao e Uran, sotto scrosci di pioggia che riducevano la visibilità, Wiggins tagliava il traguardo 55esimo a 2’31” da Hansen: il che voleva dire che aveva perso ben 1’24” dai suoi principali rivali, tra cui si è inserito, senza mai strafare, giorno dopo giorno, anche l’olandese Robert Gesink. Così la tappa contro il tempo di domani di 54,4 km da Gabicce Mare a Saltara diventa fondamentale per il prosieguo dell’inglese nella corsa rosa. Che stasera ha una classifica del tutto rivoluzionata.
Luca Paolini, dopo essersi strenuamente difeso, ha ceduto nel finale arrivando al traguardo con Wiggins. La maglia rosa è così passata sulle spalle di Benat Intxausti, corridore tosto, sempre in corsa, giunto anche oggi con il drappello dei migliori. Lo spagnolo della Movistar precede di 5” Nibali, che oggi ha accumulato una sostanzioso tesoretto di secondi su Wiggins in vista della cronometro di domani, dove può perdere dai due ai tre minuti dall’inglese, sempre però che Wiggins faccia il Wiggins. Il che è non è poi così sicuro dopo la batosta subita oggi. Lo Squalo, dal canto suo, avrebbe forse fatto anche meglio, fino a indossare la maglia rosa, se non fosse stato anche lui vittima di una caduta nella discesa del San Silvestro. Sfruttando le doti di discesista si era buttato a capofitto vedendo Wiggins impacciato, in evidente giornata no. Nibali, però, a differenza del britannico, si rialzava subito, ripartendo con la grinta e il coraggio di sempre, dopo aver strisciato con la schiena sul selciato per una decina di metri, sfiorando un muro fino a fermarsi sul ciglio erboso della strada. Un brivido subito rientrato. “Ma se non fossi caduto, era meglio..”, ha commentato lo Squalo subito dopo il traguardo mentre fissava la lancetta dei secondi aspettando Wiggins, il grande sconfitto di oggi (e non solo dalla jella).