Cadute, ancora cadute: ieri Scarponi nella tappa di Marina di Ascea ha perso un minuto, oggi Wiggins a poco più di un chilometro dal traguardo di Serra San Bruno, alle falde dell’Aspromonte, si è visto soffiare via dalla malasorte 17 secondi preziosi: gli incidenti, oltre agli abbuoni, stanno per ora plasmando la classifica di un Giro che vede sempre in maglia rosa Luca Paolini e che lancia alla ribalta, vincitore allo sprint della tappa più meridionale dell’edizione di quest’anno, un giovane dal cognome che richiama una gloria passata del ciclismo azzurro: Enrico Battaglin della Bardiani-Csf, omonimo del più noto Giovanni, trionfatore del Giro del 1961, nessuna parentela ma entrambi veneti di Marostica, uno degli incubatori ciclistici più prolifici d’Italia.
Dicevamo di Wiggins, che al traguardo aveva poco del baronetto inglese insignito da sua maestà la Regina, tanto era infuriato per la beffa subita: era successo che, pur coinvolto nel capitombolo a due passi dall’arrivo, Wiggo con abilità era riuscito a restare in piedi frenando e zigzagando per poi riprendere quasi da fermo: quanto è bastato per fargli perdere il treno del gruppo che lanciatissimo stava per raggiungere e scavalcare ai 300 metri finali Danilo Di Luca e il colombiano Chalapud, scappati sulle rampe di Croce Ferrata. Succede che ai ciclisti finiti per terra la giuria neutralizzava il ritardo; al contrario Wiggins, che era rimasto in piedi, si vedeva – dura lex, sed lex – conteggiato tutto il ritardo accumulato: 17” rispetto ai vari Nibali, Hesjedal, Evans, tutti giunti nel gruppo regolato facilmente in volata da Battaglin dopo un testa a testa con Fabio Felline, Giovanni Visconti e Rigoberto Uran Uran piazzati nell’ordine.
Anche alcuni big come Evans e Hesjedal, assieme alla stessa maglia rosa Paolini, hanno partecipato allo sprint finale nella speranza di incamerare altri secondi di abbuono dopo quelli di Marina di Ascea, ma senza riuscirci. Evans è giunto sesto, il canadese ottavo, Paolini decimo. Per Wiggins – il Team Sky era lì lì per far ricorso – un contrattempo che di fatto annulla quanto di buono era riuscito a ottenere nella crono a squadre di Ischia. Domani riparte da Cosenza per Matera, una tappa per velocisti, con una classifica che lo vede ora sesto appaiato da Hesjedal e scavalcato per tre secondi da Nibali.
Nel dopo-corsa di umore nero come le nuvole che hanno riversato oggi sul Giro ondate di pioggia non era solo Wiggins: anche il vecchio Danilo Di Luca non riusciva a capacitarsi di come si sia visto sfumare una vittoria da troppo tempo inseguita, quando già pregustava il successo a trecento metri dal traguardo. Ma il suo scatto sui tornanti di Croce Ferrata, il gran premio della montagna di seconda categoria posto a 5 km da Serra San Bruno, ci ha fatto ricordare quello del migliore Di Luca, vincitore di un Giro prima di cadere nel tunnel del doping.