I segreti e le innovazioni creative legate alla pasta di vetro, una delle più antiche e singolari tecniche di lavorazione, vengono messi in luce in una grande mostra dedicata all’artista francese Amalric Walter (Sèvres, 1870 – Lury-sur-Arnon, 1959) e alla sua produzione, con una completezza e una ricchezza di opere senza precedenti.
Padroneggiata già in epoca antichissima da egizi, fenici, greci e romani, e conosciuta anche dai grandi vetrai muranesi, questa tecnica conosce un nuovo impulso nella Francia a cavallo tra Otto e Novecento, in un periodo di grande fermento per le arti visive, decorative e plastiche. E’ in questo contesto che, dopo prove ed esperimenti, basandosi anche su studi di predecessori quali Henry Cros e Albert Dammouse, Amalric Walter ottiene il misterioso “legante”, gelosamente custodito dai maestri.
La mostra AMALRIC WALTER La riscoperta della pasta di vetro è a cura di Paolo Bellomo e Carlo Mitarotonda.
Ma chi era Amalric Walter?
Amalric era un vetraio francese del XX secolo. Nato nel 1870, comincia la sua formazione come ceramista alla manifattura di Sèvres. Nel 1903, presenta i primi oggetti in pasta di vetro al Salone degli Artisti francesi. Si trasferisce a Nancy nel 1906, dove integra la cristalleria Daum e trasmette il suo sapere fare. Lo slancio creatore comincia con la riproduzione delle copie di tanagre e altri antichi, secondo le riproduzioni portate da Vienna da Antonino Daum. Realizza dei nudi femminili ma anche degli oggetti con motivi estratti dal fauno: coleotteri, camaleonti, ramarri, lucertole, pesci, granchi, rane, lumache, topini, pipistrelli etc. Accanto a queste realizzazioni si estende una gamma di oggetti diversi, rappresentati da vasi, coppe, vide poche, fermalibri, presse-papiers, calamai, scatole, bomboniere etc. Con l’aiuto di Henri Berger, capo decoratore da Daum, crea più di cento modelli in pasta di vetro di colori vivi e nello stile Art Déco. La sua collaborazione da Daum durerà fino al 1915. Nel frattempo, riceve il diploma d’onore all’Esposizione Universale del 1900 e la medaglia d’oro alle Esposizioni di Nancy nel 1909 e di Bruxelles nel 1910.
Dopo la prima Guerra Mondiale, s’installa a conto suo a Nancy, inseguendo la produzione di pasta di vetro con la stessa tecnica e gli stessi modelli di quelli usati da Daum, a quali si aggiungono le statuine di Budda, i fauni, Isadora Duncan, busti e testine di fanciulle per esempio. È possibile separare i due periodi, poiché c’è un’evoluzione del colore: la tavolozza si compone ora di colori più artificiali che rendono gli oggetti quasi surreali – un uccello verde, una farfalla nera o un pesce blu. A differenza dei colleghi che praticano la stessa tecnica, le paste di vetro di Walter hanno un peso particolarmente elevato, dovuto alla percentuale di piombo usata nell’impasto, che raggiunge circa il 50%. Incisa nella pasta “A Walter Nancy” quasi sempre seguita dal nome dello scultore che ha fornito il modello. La sua carriera è al suo apogeo negli anni 1920, segnati da un entusiasmo per gli oggetti in pasta di vetro. Nel 1926, un testo ufficiale a Nancy lo dichiara “creatore del procedere della pasta di vetro”.
All’inizio degli anni 1930, la pasta di vetro comincia a non essere più di moda e Walter è obbligato di ridurre la sua produzione e il suo personale. Con la seconda Guerra mondiale, si perde ogni traccia del lavoro di Walter. Oggi le sue opere sono oggi presenti in numerosi musei.
Museo del Vetro – Fondamenta Giustinian, 8 – Murano (Venezia)
Apertura al pubblico: fino al 12 Maggio 2013
Orario: tutti i giorni dal 1 aprile 10/18 (biglietteria 10/17.30);