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Fiat e Dhl Deutsche Post, cresce la partnership tra Torino e il leader mondiale dei trasporti

Oltre 55 miliardi di euro: questo il fatturato monstre dell’azienda leader mondiale dei trasporti e logistica, nata 15 anni fa dall’acquisizione di Dhl da parte della public company tedesca – Il gruppo dà lavoro a mezzo milione di persone in 220 Paesi nel mondo – Cresce partnership con Fiat: giro d’affari da 150 miloni di euro.

Fiat e Dhl Deutsche Post, cresce la partnership tra Torino e il leader mondiale dei trasporti

Il quartier generale della terza azienda tedesca per capitalizzazione si trova a Spich, un piccolo centro nel circondario del Rhein-Sieg-Kreis, nel Bundesland della Renania Settentrionale-Vestfalia. A pochi passi dal confine con Belgio e Olanda, dove si è fatta e si fa l’Europa, sorge il Dhl Innovation Center, il laboratorio d’avanguardia del gruppo che, acquisito nel 1998 dalla public company Deutsche Post (il governo detiene ancora una golden share del 30%) è diventato il leader mondiale dei trasporti e della logistica. Una cura maniacale e capillare di qualsiasi dettaglio, dal confezionamento del pacco in perfette condizioni di temperatura e umidità alla consegna veloce ed efficiente in ogni angolo del pianeta.

Quello che in Italia conosciamo quasi esclusivamente come corriere espresso (Dhl Express Italia detiene oltre il 50% della quota di mercato del corriere internazionale) è infatti in realtà presente in 220 Paesi, dà lavoro a mezzo milione di persone (compreso l’indotto) e muove 350 aerei e 120mila veicoli per un totale di un miliardo e mezzo di consegne ogni anno. E soprattutto, da quando è gruppo Deutsche Post-Dhl, ovvero da quando le poste statali tedesche hanno scelto di optare per un business plan tutto nuovo, diversificando l’attività e creando una nuova società, fattura sempre di più: 55,5 miliardi il giro d’affari nel 2012, in crescita del 5,1% sui 52,8 dell’anno precedente, così come sono aumentati l’Ebit (da 2,43 a 2,66 miliardi) e l’utile netto consolidato (da 1,16 nel 2011 a 1,65 l’anno scorso).

E l’Italia? In che modo è presente in questo angolo di assoluta eccellenza nel cuore della Germania e dell’Europa? L’Italia, dove le divisioni sono cinque (Dhl Express, Dhl Global Forwarding, Dhl Supply Chain, Dhl Aviation, Dhl Holding) per un capitale sociale complessivo di circa 22 milioni di euro, non è esattamente il core dell’attività, che vede soprattutto la parte innovativa – come per esempio l’utilizzo da un paio d’anni di un totale di 7mila veicoli ecologici fra ibridi, elettrici e a gas per le consegne – maggiormente accentrata in Germania e nei Paesi limitrofi (Austria, Svizzera, Benelux).

Tuttavia anche il mercato italiano del trasporto ecologico è in crescita, soprattutto nei grandi centri urbani e tramite veicoli a metano. E soprattutto cresce la partnership col gruppo Fiat, sulla linea dell’internazionalizzazione intrapresa dall’ad Sergio Marchionne, che vede in questo rapporto un giro d’affari complessivo – tra forniture di servizi e acquisto di veicoli – di circa 150 milioni di euro. Denaro investito dal gruppo italiano attraverso tutte le sue divisioni (in particolare Iveco e Fiat Auto) per rinforzare la partnership con una potentissima azienda tedesca che dalla crisi non è stata neanche minimamente sfiorata, e che fa sì che attualmente il 15% della flotta terrestre di Deutsche Post Dhl sia targata Torino.

Una sfida che per Fiat significa non solo business ma anche innovazione, sia sul versante delle auto elettriche (nonostante le recenti parole poco entusiaste di Marchionne in tema), sia sulla competitività nel settore logistico, dove il prossimo guanto va lanciato agli svedesi di Volvo, vincitori del Dhl Award 2013 per il veicolo più innovativo grazie alla sua “maintenance on demand”, che riduce al minimo i tempi e le modalità di manutenzione. Un’opportunità da non perdere, sul terreno dell’eccellenza e dello sviluppo: Fiat – e l’Italia – hanno bisogno di spedire un messaggio all’Europa. Un messaggio anti-crisi, che va recapitato il più in fretta possibile e che potrebbe partire proprio da Spich, a una manciata di chilometri da Maastricht, dove l’Europa fu fatta.

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