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Napolitano: larghe intese non sono orrore

Il discorso d’insediamento del neo rieletto Capo dello Stato: “Me ne vado subito se trovo sordità alle riforme” – “Imperdonabile la mancata riforma della legge elettorale e della Costituzione” – “Resterò fino a quando la situazione lo richiederà e ne avrò le forze” – “No alla contrapposizione fra piazza e Parlamento”

Napolitano: larghe intese non sono orrore

VERSO UN GOVERNO DI LARGHE INTESE

“Ho accolto l’invito a prestare di nuovo giuramento come presidente della Repubblica anche perché l’Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno”. Lo ha detto Giorgio Napolitano nel corso del discorso d’insediamento davanti alle Camere, riunite in seduta comune a Montecitorio, interrotto in tutto da 30 applausi.  

“Sulla base dei risultati elettorali – di cui non si può non prendere atto, piacciano oppur no – non c’è partito o coalizione (omogenea o presunta tale) che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole sue forze – ha proseguito Napolitano –. Non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale”.

Secondo il neo-rieletto Presidente della Repubblica, il fatto che in Italia si sia diffusa “una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse  è segno di una regressione”e del “diffondersi dell’idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche. O forse tutto questo è più concretamente il riflesso di un paio di decenni di contrapposizione – fino allo smarrimento dell’idea stessa di convivenza civile – come non mai faziosa e aggressiva – ha concluso – di totale incomunicabilità tra schieramenti politici concorrenti”.

Al fine di formare un governo “farò ciò che mi compete: non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt’al più, per usare un’espressione di scuola, ‘da fattore di coagulazione’”. Un impegno che Napolitano porterà avanti “fino a quando la forza del Paese e delle istituzioni lo richiederà e comunque fin quando le forze me lo consentiranno”. 

SE I PARTITI SARANNO SORDI TRARRO’ LE CONSEGUENZE

“Ho il dovere di essere franco: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese”, ha proseguito il Capo dello Stato: “Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005” e “non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario. Molto si potrebbe aggiungere, ma mi fermo qui, perché su quei temi specifici ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale. Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana”. 

Quanto allo stallo prodottosi nei giorni scorsi durante il tentativo di eleggere un diverso Presidente della Repubblica, “ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Ne propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna. Negli ultimi anni – ricorda Napolitano – a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti – che si sono intrecciate con un’acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale – non si sono date soluzioni soddisfacenti: hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento. L’insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie. Ma attenzione: quest’ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell’amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme “.

APPELLO AL MOVIMENTO 5 STELLE: NO ALLA CONTRAPPOSIZIONE FRA PIAZZA E PARLAMENTO

“Apprezzo l’impegno con cui il movimento largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico-parlamentare ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l’influenza che gli spetta: quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento. Non può, d’altronde, reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti”. 

Napolitano ha poi osservato che “la Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all’aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c’è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche – ha concluso – senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all’imperativo costituzionale del metodo democratico”.

RIELEZIONE LEGITTIMA MA ECCEZIONALE

La rielezione per un secondo mandato del Presidente uscente è “una scelta pienamente legittima ma eccezionale – ha detto Napolitano –. Non si era mai verificata nella storia della Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in questo senso aveva lasciato, come si è significativamente notato, schiusa una finestra per tempi eccezionali. E senza precedenti è apparso il rischio che ho appena richiamato: senza precedenti e tanto più grave nella condizione di acuta difficoltà e perfino di emergenza che l’Italia sta vivendo in un contesto europeo e internazionale assai critico e per noi sempre più stringente. Di qui l’appello che ho ritenuto di non poter declinare – per quanto potesse costarmi l’accoglierlo – mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del Paese”.

“Avevo già nello scorso dicembre – ha ricordato Napolitano – pubblicamente dichiarato di condividere l’autorevole convinzione che la non rielezione, al termine del settennato, è ‘l’alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della Repubblica’. Avevo egualmente messo l’accento sull’esigenza di dare un segno di normalità e continuità istituzionale con una naturale successione nell’incarico di Capo dello Stato. Bisognava offrire, al Paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi: è a questa prova che non mi sono sottratto”. Da questo passaggio può arrivare “una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l’Italia”.

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