Continua la crisi delle imprese, che assume dimensioni drammatiche: con un saldo negativo di 31.351 unità, i primi tre mesi del 2013 rappresentano il peggior primo trimestre rilevato all’anagrafe delle imprese dal 2004, stando ai dati diffusi da Unioncamere sulla base delle rilevazioni condotte da InfoCamere.
A determinare il record negativo sono stati un’ulteriore diminuzione delle iscrizioni rispetto allo stesso periodo del 2012 (118.618 contro 120.278) e un ancor più sensibile balzo in avanti delle cessazioni (149.696 contro 146.368). Il tasso negativo di crescita del trimestre (pari a -0,51%) risulta il peggiore dell’ultimo decennio e porta il totale delle imprese iscritte alle Camere di commercio a quota 6.050.239 unità.
La crisi più scura è quella delle imprese artigiane, che conta 21.185 aziende mancate all’appello, ovvero il 67,6% del totale. In termini percentuali, la riduzione della base imprenditoriale artigiana è stata pari all’1,47% con una forte accelerazione rispetto al già negativo risultato del 2012 (-1,04%). A livello territoriale, brusco passo indietro del Nord-Est, dove il numero delle imprese si è ridotto allo 0,7%.
Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, lancia l’allarme: “I numeri delle imprese che chiudono impongono all’attenzione di tutti l’urgenza di interventi concreti per la crescita e l’occupazione”. Poi un appello alla politica, nei giorni dell’elezione del presidente della Repubblica: “Bisogna operare per approvare provvedimenti a sostegno dell’economia reale: per ridare credito alle imprese, per favorire l’assunzione delle migliaia di giovani in cerca di un’occupazione, per semplificare la vita a imprese e cittadini che non ce la fanno più a fare miracoli”.