“Chi arriva primo non ha l’esclusiva sulle cariche istituzionali. Ma ci sono due aspetti che mi preme sottolineare. Il primo: l’emergenza non si affronta con i vecchi schemi da cittadella assediata della politica. Il secondo: quando ci sono in ballo le istituzioni sono aperto a tutte le ipotesi, ma quando si parla di governo non possono esserci ambiguità”. In un’intervista a “La Repubblica”, il leader del Pd Pier Luigi Bersani fa propria l’ipotesi lanciata ieri da Massimo D’Alema dalle colonne del “Corriere della Sera”: concedere la presidenza delle due Camere al Pdl e al Movimento 5 Stelle.
A quel punto il vero rebus da risolvere sarà la fiducia che il prossimo esecutivo dovrà ottenere in Senato, dove non esiste una maggioranza assoluta. “Mercoledì prossimo in direzione mi assumerò la responsabilità di fare la proposta di un governo di cambiamento, che segnali in modo netto il cambio di fase con sette-otto punti programmatici – ha proseguito Bersani – e che chiede in Parlamento la fiducia a chi ci sta. Quando il Capo dello Stato mi chiamerà per le consultazioni, io presenterò questa piattaforma come base per un governo di cambiamento, di cui mi candido ad essere Presidente. Con questa piattaforma io mi rivolgo a tutte le forze politiche, per vedere chi è pronto ad assumersi le proprie responsabilità”.
La porta è definitivamente chiusa invece all’ipotesi di un governo di larghe intese con il Pdl. “Proposte di governissimo finora non ne ho sentite. Sarebbero la morte del Pd, sarebbero risposte di una politica che rifiuta la realtà e si chiude in se stessa. Io ho un’altra idea: come ho detto sempre in campagna elettorale serve un governo di combattimento, e io sono pronto a guidarlo”.
