L’Istituto Cattaneo ha esaminato l’andamento del voto alle principali aree politiche nelle elezioni politiche appena concluse. I dati sono confrontati in un periodo storico compreso tra il 1996 e il 2013.
La cosiddetta seconda Repubblica, almeno sul piano elettorale, è nata sulle premesse del consolidamento del bipolarismo. Sul piano nazionale questo dato, invocato attraverso la legge elettorale ‘Mattarella’ e comunque ‘garantito’ sul piano della rappresentanza parlamentare dalla legge Calderoli del 2005, pare non essersi consolidato. E in ogni caso ha subito una brusca battuta di arresto alle elezioni del 2013.
Se osserviamo l’andamento del voto (in %) alle principali aggregazioni politiche-elettorali come espresso sul piano nazionale, emerge chiaramente la difficoltà di concentrare l’ampia maggioranza dei consensi attorno ai due poli principali, e in particolare su le due formazioni che dovrebbero fungere da rispettivi pilastri.
Il dato nazionale indica che i due principali partiti nati dalle aggregazioni del 2007 e 2008, Partito democratico (Pd) e Popolo della libertà (Pdl), e le forze politiche che in precedenza erano divise, ma che hanno successivamente dato vita a detti partiti, hanno perso capacità di attrazione elettorale e la concentrazione del voto ‘bipolare’ si è ridotta nel corso del tempo. Nel 1994 la forza centripeta dei due principali partiti era in grado di convogliare circa i due terzi dei consensi (64%9, fino al picco del 2001 sostanzialmente ripetuto nel 2008. Viceversa il 2013 ha fatto registrare il punto più basso, inferiore di molto al 50% (47%).
Le forze ‘terze’ a loro volta si sono mantenute stabilmente lontane dalla possibilità di insediare l’’egemonia’ dei due aggregati/partiti bipolari. È stato così per la Sinistra che dal 2006 non riesce ad attestarsi sui valori degli anni Novanta, e in generale ha raccolto nel periodo analizzato l’8%. La Lega Nord, partito più volte evocato come attore capace di scardinare il bipolarismo, non ha superato il 6% in media e nelle ultime consultazioni è tornata ai livelli del 2001.
Un discorso simile vale per l’area di ‘Centro’, spesso composto da formazioni politiche che miravano a spezzare la logica bipolare, definita ‘muscolare’ o ‘forzata’. Il valore medio raccolto si attesta sul 6,5%, mentre il dato del 2013 è in linea con il valore raggiunto nel 1996. Il dato rilevante, dal punto di vista sistemico, è il risultato conquistato dal M5s, comparato per il passato con altre formazioni ‘populiste’, in particolare con l’Italia dei valori.
Quest’area rappresenta il nuovo ‘terzo polo’ rispetto al duopolio precedente, avendo addirittura raccolto la maggioranza relativa dei consensi espressi. Inoltre è possibile analizzare l’andamento del voto per le formazioni politiche attraverso una differenziazione per aree geo-politiche, ossia aggregati territoriali.
Nord-ovest
L’area politica riferita all’attuale Pdl ha rappresentato la forza ampiamente maggioritaria in questa zona. Tuttavia la forbice tra i risultati del Pdl e quelli del Pd si è nel corso del tempo ristretta, passando da circa 10 punti percentuali nel 1996-2001 fino a poco meno di 4 punti percentuali nel 2008. Infine nel 2013 il rapporto di forze si è invertito appannaggio del Pd (+5,5%). Il quale però conquista il podio più alto per ‘scomparsa’ dell’avversario e si attesta su valori in linea con il 1996 (25%).
Il Movimento 5 stelle rappresenta la seconda forza politica nel 2013 (23,1%), mentre la LN, sebbene in quest’area mai forte quanto nel lombardo-veneto, ha subito un forte tracollo, piazzandosi dietro alle formazioni ‘centriste’. La Sinistra rimane l’ultimo attore quanto a forza elettorale non in grado di invertire la tendenza negativa in atto sostanzialmente dal 1996.
Zona ‘Bianca’
In questa area la dinamica degli equilibri tra le principali aggregazioni e forze politiche ha seguito l’andamento registrato nelle regioni del Nord-ovest. La distanza tra Pd e PdL, forza di maggioranza relativa, si è ridotta tra il 1996 (circa 9 punti percentuali) fino ad azzerarsi in occasione delle elezioni politiche del 2008. Nel 2013 il Pd ha superato il Pdl che ha però raggiunto il suo minimo storico, e anche il Pd ha conquistato la medesima percentuale del 1996.
L’area centrista, storicamente molto ben insediata in questa zona, ha raggiunto percentuali superiori alla media nazionale ed ha fatto meglio della LN, che ha raccolto consensi molto lontano dalle percentuali del 2008 (-13% nel 2013). Il M5s è il primo partito avendo ricevuto un quarto dei consensi espressi, mentre la Sinistra è rimasta ampiamente sotto il 4%.
Zona rossa
Le regioni ‘rosse’ mostrano un andamento in parte differente dei rapporti di forza elettorale rispetto alle regioni settentrionali. Il Pd, forza egemone dell’area, è saldamente in prima posizione, ed ha addirittura allargato il margine di distanza rispetto al Pdl (da +11 punti percentuali del 1996 a +18 punti percentuali del 2013). Tuttavia la crescita del distacco con il Pdl nel 2013 è dovuta ad un forte calo di consensi del partito di Berlusconi che ha perso in misura maggiore rispetto al Pd, esso stesso in declino in confronto al 2008.
Il Movimento 5 stelle si è insediato al secondo posto, anche grazie all’erosione di consensi proprio a danno del Pd (vedi comunicato Cattaneo ad hoc su flussi elettorali a Bologna per esempio) a meno di dieci punti percentuali dal partito di Bersani. Viceversa la Lega Nord è tornata nell’alveo dei consensi ricevuti in regione tra il 1996 e il 2006, lontana dal picco del 2008 quando il partito di Bossi si spinse oltre il Po (-3 punti percentuali). Infine il Centro raccoglie sostanzialmente le percentuali del 1996, mentre la Sinistra, sebbene ottenga un risultato solo leggermente maggiore rispetto al 2008 (+ 1 punto percentuale), non è riuscita ad invertire la fase discendente anche nella zona i maggiore insediamento (-6 punti percentuali rispetto al 1996).
Sud
Nelle regioni meridionali il Movimento 5 stelle è il primo partito, mentre il Pd e il Pdl hanno subito fortissime perdite (- 9 punti percentuali e -20 punti percentuali rispettivamente). La Sinistra, probabilmente anche in virtù della presenza di candidati quali Nichi Vendola, è riuscita a cresce rispetto al 2008 (+3 punti percentuali) ,ma non in grado di stabilirsi attorno ai valori medi del periodo analizzato (8,3%). Simile dinamica per le formazioni di Centro che si attesta su valori simili a quelli registrati nel 2006.
In linea generale dall’andamento generale del voto per aggregati politici-elettorali si evince che le due formazioni pivot delle coalizioni di centro-destra e centro-sinistra, Pdl e Pd, hanno subito un duro colpo e non sembrano in grado di essere i pilastri del bipolarismo italiano inaugurato, almeno nelle intenzioni, dal 1994 in poi. Certamente il dato del 2013 rappresenta solo un punto intermedio e in futuro sapremo se si tratta di una stabile inversione di tendenza rispetto alla capacità di aggregazione bipolare del Pd-Pdl (accentuatasi nel 2008 con tratti bipartitici). L’arrivo del M5s ha scompigliato l’assetto, la struttura e probabilmente anche la dinamica del sistema politico italiano per la nascente legislatura. Viceversa, altre formazioni, quali l’area di centro non è stata in grado di porsi quale forza di inter-mediazione, ma è rimasta intrappolata nello scontro Pd-Pdl e dalla ‘sorpresa’ del partito di Grillo. Proprio i due principali partiti del 2008 non sono stati in grado di proporre un’offerta elettorale adeguata capace di intercettare la potente voglia di ‘cambiamento’ di ampli settori dell’elettorato. Pertanto il dato del 2013, e le sorti del bipolarismo andranno lette in chiave prospettica, ma il dato del 2013 rappresenta una battuta di arresto se comparata e letta rispetto alla serie storica.
Il M5s è primo partito non solo a livello nazionale, ma anche i due aree importanti del Paese: al Sud e nella zona Bianca, orfana questa ultima della rappresentanza garantita dell’ex Dc e della Ln. Il declino del Pd e del Pdl non è stato monetizzato dal Centro né tantomeno dalla Sinistra ‘radicale’. In particolare il Pd si conferma una forza politica geograficamente abbastanza concentrata nelle aree a storico insediamento (è primo partito solo nelle ‘zona rossa’) e ciò ha plausibilmente influito sul dato complessivo nazionale.
Il quadro complessivo presenta dunque una crescente frammentazione elettorale che si traduce solo in parte, in virtù delle spinte ‘maggioritarie’ del Porcellum, in maggiore frammentazione parlamentare. La de-polarizzazione elettorale ben sintetizza però le difficoltà istituzionali del Paese.