Il genio italico può bastare, in fase di crisi dei mercati, a sopperire al costo delle inefficienze che condizionano i processi di molte nostre aziende? Creatività e innovazione vanno d’accordo con costi, produttività e standardizzazione dei processi?
Perché l’errore in cui si inciampa frequentemente è confondere le regole e le procedure, magari con tanto di certificazione, in una reale disciplina nei processi operativi aziendali?
Per risponde a questi interrogativi vale la pena guardare allo sport e riflettere che in assenza di regole e soprattutto di disciplina necessaria al rispetto delle stesse regole, un’atleta o una squadra non avrebbe possibilità di essere vincente perché, al di là dell’aspetto “normativo” della questione e quindi della penalizzazione che si rischierebbe, ciò che accadrebbe sicuramente non aiuterebbe in termini di performance sportiva, in quanto tutti gli schemi sono in realtà studiati per massimizzare il rendimento nella competizione.
Questo esempio ci permette di traslare il ragionamento sul mondo aziendale dove, infatti, le carenze nella disciplina causano variabilità degli output di un processo al mutare del tempo e delle persone coinvolte, oltre che imprevedibilità della lunghezza delle code in attesa presso ciascun “centro di lavoro intellettuale” che le singole persone rappresentano.
Ma adesso veniamo alla creatività e alla capacità di essere realmente innovativi: a mio parere, con il conforto di applicazioni altrui e personali progetti di Lean Innovation, più le aziende e le persone che in esse operano imparano a darsi delle regole ( standard, linee guida, check lists, ecc…), facendole diventare parte integrante della propria cultura, un naturale modus operandi che nasce dall’interno dell’organizzazione, più si trova naturale spazio per quella creatività che aggiunge davvero valore al prodotto o servizio che andiamo a realizzare per il mercato.
Bisogna in qualche modo risparmiare l’energia, che sprechiamo in cose “standardizzabili” e su cui non dovremmo tornare mai più di una sola volta al massimo, per riservarla ad attività ad alto contenuto strategico e creativo. Pensiamo alle ridondanze, alle ripetizioni, ai lavori inutili, ecc. che sono fatti quotidianamente e che rubano energia ad attività creative. Ebbene queste cose le “sistemiamo” con maggior uso della disciplina e degli standard, poi gestiamo lo spazio nuovo che si viene a creare.
Di esempio in esempio: più una squadra di calcio assimila gli schemi dell’allenatore, in maniera fluida e naturale, maggiore sarà la creatività in campo dei fantasisti e la capacità di essere vincenti sugli avversari. In altre parole mettere insieme disciplina e creatività libera energie vitali, perché con le regole del gioco si impara a fare in modo quasi automatico e “routinario” certe azioni e allo stesso tempo si liberano energie per quelle ad alto valore aggiunto, negli spazi opportunamente destinati allo scopo.
Il fatto di avere disciplina e di cercare forme di standardizzazione in certe aree della nostra attività professionale non significa assolutamente perdere creatività, anzi, significa liberare spazio per la creatività. E ogni volta che andiamo a toccare tutti questi sprechi, come ridurre le interruzioni e ridurre le cose ridondanti, facciamo proprio questo: incrementiamo lo spazio per dare più vita alla creatività, e allo stesso tempo riusciamo a ridurre i tempi dei nostri progetti.
Penso che s ia un dovere verso noi stessi e verso i clienti cercare di capire come liberare più spazio per la nostra creatività personale perché in questo modo cresce il nostro valore di persone e quello che diamo dentro e fuori l’azienda.