Il grande dilemma è sempre quello: voto di pancia o voto di testa? Mentre Roberto Formigoni, ex governatore della Regione Lombardia e leader del “resuscitato” Pdl, sostiene che quello che ha riabilitato il centrodestra sia stato un voto di testa, esattamente al contrario la pensano nel Partito Democratico. Ed è proprio questo uno dei motivi per cui la sconfitta del Pd non era poi così inattesa.
A spiegarlo è Marco Marturano, analista politico, presidente dell’istituto di sondaggi Game Managers & partners e portavoce della campagna elettorale della candidata Barbara Pollastrini, numero 3 della lista del Pd in Lombardia alla Camera e vincitrice delle primarie provinciali. “La somma dei voti di Grillo e Berlusconi ci dimostrano che il voto di pancia rappresenta la stragrande maggioranza. Il Pd ha fatto una proposta razionale, mentre alla fine la crisi ha fatto prevalere il voto distruttivo o comunque emotivo. Da un lato il “sogno” Berlusconi, dall’altro la visione da “incubo” rappresentata dal Movimento 5 Stelle: questi due stati d’animo hanno prevalso alle urne”.
La sconfitta del Pd, quantomeno in Lombardia, non era comunque così inattesa: “L’ultimo sondaggio che avevamo in mano – rileva Marturano – ci dava in questa regione indietro di ben 4 punti”. Quindi, con i risultati parziali finora in mano, persino peggio di quanto poi effettivamente realizzato, anche se lo spoglio dei voti regionali che vedevano sfidarsi Umberto Ambrosoli e Roberto Maroni deve ancora essere svolto, e potrebbe riservare sorprese ancora peggiori di quanto visto al Senato.
E se si fosse giocata la carta Renzi? L’analisi di Marturano è lucida. “Renzi secondo me avrebbe tolto qualche voto a Grillo, ma non al Pdl. Non sono in grado di dire se avremmo vinto con lui come candidato: in Lombardia alle primarie è andato benino, ma in tutte le regioni del Sud è andato molto male e dunque non ci avrebbe consentito di strappare la maggioranza in alcune regioni chiave come Sicilia e Campania”.