Quando tagli i dividendi agli azionisti, la Borsa, che ha per definizione la vista corta, non ti applaude mai anche se riduci i debiti, ma Franco Bernabè, presidente esecutivo di Telecom Italia, non è manager che si lasci spaventare dalle reazioni emotive dei mercati. Ha sempre fatto così ed è sempre andato controcorrente, fin dai tempi dell’Eni e dell’Opa Telecom. Ha fatto così anche con il nuovo piano industriale che ha lanciato venerdì scorso.
Piazza Affari ha reagito male, picconando il titolo ma facendolo risalire in parte sul finale. Ma Bernabè è convinto che alla fine conterà la sostanza del piano e che il mercato capirà. E in effetti non è una scommessa da poco quella lanciata dal numero uno di Telecom, che può riassumersi in quattro parole ma pesanti: meno dividendi e meno debiti per più investimenti per più sviluppo. Raccogliere la sfida della crescita in piena recessione non è cosa da poco ma Telecom Italia deve pensare globalmente, con l’occhio non solo alla ripresa che verrà in Italia ma anche al Sudamerica, al Brasile e all’Argentina dove il gruppo, malgrado infinite difficoltà, cresce e ha davanti buone prospettive.
Per ora Bernabè deve metter nel conto il cattivo umore dei mercati e dei soci di riferimento di Telco, che certamente non gradiscono il taglio della cedola. Lui però va per la sua strada e prosegue la certosina opera di riduzione di altri 2 miliardi del debito, generato dalla sciagurata Opa Gnutti-Colaninno e consolidato dalla successiva fusione Telecom-Tim, anche se il lancio di un bond ibrido da 3 miliardi lo rifarà temporaneamente risalire per rafforzare il patrimonio del gruppo senza ricorrere ad aumenti di capitale e senza subire declassamenti letali dalle agenzie di rating. Non dimentichiamo che all’orizzonte c’è anche la vendita di TI Media (se ne riparlerà nel cda del 18 febbraio), per la quale – oltre alle offerte sicure di Clessidra e di Cairo – potrebbe spuntare il colpo d’ala finale di Diego Della Valle, grande amico del direttore del tg de La7, Enrico Mentana. Bernabè non vuole svendere l’unica tv di qualità del panorama italiano e giudica insufficienti le offerte finora ricevute, ma è il primo a rendersi conto che bisogna ridurre anche per questa via l’indebitamento del gruppo e fermare l’emorragia di risorse che la tv assorbe da sempre.
Poi, sullo sfondo, resta il riassetto della rete che, al di là degli aspetti tecnologici e di mercato, può offrire l’occasione a Telecom per deconsolidare in parte il debito. E’ in questo quadro che Bernabè gioca la carta degli investimenti e dello sviluppo senza scordare che i veri competitor di un grande gruppo europeo di tlc non sono più France Telecom o British Telecom ma gli Over the top, i giganti di Internet da Google ad Amazon, a Facebook, a Apple e via dicendo che fanno affari senza investire sulla rete. “Abbiamo previsto – spiega Bernabè – 9 miliardi di investimenti in Italia nel triennio 2013-5 e 1,3 miliardi all’anno in Brasile” perché “vogliamo continuare nell’opera di ammodernamento delle reti sia nel fisso sia nel mobile”. Non è un’impresa da poco ma per un Paese troppo spesso rassegnato e ripiegato su se stesso ed è già un buon segnale. Controcorrente.