Sale l’indice Pmi dell’Eurozona, trascinato dalla Germania, ma a fare più rumore è il crollo della Francia, alle prese con la contrazione maggiore dal 1998, mentre scivola leggermente l’Italia. “La crisi rallenta nell’Eurozona – si legge nella nota di Markit Economics, società che elabora l’indice – ma le divergenze a livello nazionale aumentano a livelli record”.
L’indice composito di gennaio sui responsabili d’acquisto di manifattura e terziario, infatti, si è attestato a 48,6 per l’intera Eurozona, un dato in netta crescita rispetto ai 47,2 punti del mese precedente e superiore alle attese degli analisti, anche se rimane inferiore alla soglia dei 50 punti, che separa crescita e recessione. In aumento anche l’indice relativo al solo settore terziario, passato dai 47,8 punti dello scorso dicembre a 48,6 punti.
Guardando ai vari Paesi, leggero calo per l’Italia, il cui indice composito torna ai minimi da 2 mesi a quota 45,4 punti, trascinato dalla discesa del settore terziario, giù di due punti netti, a 43,9. Riprende a marciare, invece, la Germania, vera e propria locomotiva d’Europa, che risale a 54,4 punti, sui massimi da 19 mesi. A fare rumore, come detto, è però il crollo della Francia, il cui indice composito è sprofondato a 42,7 punti, ai minimi da 46 mesi, facendo registrare il calo mensile più profondo dal 1998.
Capitolo lavoro: occupazione ancora in “piena depressione”, secondo Markit, con i taglio al personale che sono continuati per il tredicesimo mese consecutiva, ad un tasso che risulta essere il maggiore in oltre tre anni.