Un entusiasmo contagioso e un bagno di folla mai visto, questo ha provocato ieri il tanto atteso ritorno di Mario Balotelli a Milano, stavolta sponda rossonera. L’ex giocatore del Manchester City è stato accolto come una star dai suoi nuovi tifosi, che in migliaia l’hanno seguito e osannato in tutte le tappe della sua prima giornata da milanista, dall’aeroporto all’ospedale, dove ha sostenuto la prima parte delle visite mediche di rito (oggi gli ultimi controlli e il primo allenamento), ma soprattutto la sera, quando fuori dal solito ristorante “Giannino” si è scatenato un vero e proprio delirio. Forse neanche per Ibrahimovic tre anni fa c’era stata un’accoglienza così. Ieri sera sembrava fosse arrivato Cristiano Ronaldo, ma da quello che si percepisce tra i tifosi del Diavolo il loro nuovo acquisto non è lontano, almeno potenzialmente, da gente come il numero 7 del Real.
Dopo gli ultimi difficili mesi è bastato vedere Super Mario scendere la scaletta dell’aereo per parlare di terzo posto possibile (ed è possibile), futuri trionfi nei prossimi anni e tridente (con cresta) da sogno con la rivelazione El Shaarawy e l’altro giovanissimo Niang, anche se non era certo nel reparto avanzato che il Milan aveva bisogno di rinforzi nell’immediato, ma piuttosto negli altri due reparti, difesa e centrocampo. Dichiarazioni d’amore e buoni propositi rivolti alla sua nuova squadra, per la quale ha sempre avuto un debole (fin dai tempi dell’Inter), nuovi cori tutti per lui ma anche per Adriano Galliani, il grande artefice della trattativa, e rinnovato amore dei tifosi anche per il presidente Silvio Berlusconi, che alla fine, forse, riuscirà veramente a strappare 1 o 2 punti in più di consenso, nell’altro suo campionato, grazie all’acquisto del numero 45 (la “mela marcia”).
Sembrano improvvisamente svanite tutte le contestazioni dei mesi scorsi in seguito alle dolorose partenze (con smentite, ripensamenti e teatrini annessi) dei vari Ibrahimovic e Thiago Silva, e più recentemente di Pato. L’avvento di Balotelli, con tutta la parte mediatica, in cui la società di via Turati è maestra, ha portato a tutto l’ambiente una carica pazzesca, che la squadra dovrà sfruttare già dalla prossima partita con l’Udinese. Ma prima dell’impegno in campionato di domenica sera, domani alle 19 ci sarà la presentazione in pompa magna di Mario, proprio a San Siro, a chiudere una tre giorni tutta dedicata a lui.
Fin qua tutto bello, ma analizzando quello che l’attaccante ha combinato sul campo in questi ultimi due anni e mezzo non si può far finta di niente e non dire che la sua avventura inglese è stata un mezzo fallimento, se non totale, viste le attese e i 28 milioni sborsati dal City nell’agosto del 2010. Super Mario era andato via dall’Inter, fresca vincitrice del Triplete, al termine di due stagioni e mezzo iniziate con la sua esplosione, fondamentale negli ultimi mesi del secondo scudetto consecutivo vinto sul campo dai nerazzurri, vista l’assenza di Ibrahimovic e il ritorno della Roma, poi qualche bel numero, gol importanti, una popolarità sempre più crescente e le prime “Balotellate”, per finire con la maglia gettata per terra durante Inter-Barcellona e le grandi incomprensioni con Mourinho, il quale ha sempre sostenuto che Balotelli non sarebbe mai maturato e che con il passare degli anni avrebbe avuto sempre gli stessi problemi.
E finora il portoghese, purtroppo, sembra aver avuto ragione. Partito direzione Inghilterra con l’idea di spaccare tutto e vincere il Pallone d’Oro, Mario non è riuscito a completare la sua crescita come molti speravano e finora il personaggio (incredibile e divertente come pochi) ha prevalso sul calciatore. Il bomber bresciano ha chiuso questi 900 giorni inglesi mettendo nella sua già ricca bacheca personale la vittoria della Premier dello scorso anno, una Community Shield e una FA Cup, con un bottino personale di 80 presenze e 30 gol totali (54 e 20 in campionato, solo uno in questa stagione), anche se va detto che in molte occasioni è stato messo in campo solo per spezzoni di partita (ma è altresì vero che molte reti sono arrivate da calci di rigore).
A Manchester è bastato poco tempo perché scoppiasse la Balotelli mania tra i tifosi del City, con i suoi atteggiamenti scherzosi e i suoi abbigliamenti improbabili, ma subito oltre Manica si sono resi conto anche del suo grande talento, una tecnica e un tiro fuori dal comune, uniti a un fisico imponente. Purtroppo, però, subito dopo è venuto fuori anche il suo fare indolente e un carattere, sul campo, che lo ha portato troppo spesso a cedere nelle provocazioni degli avversari di turno, con il rischio ogni volta di lasciare i propri compagni in inferiorità numerica. Troppe volte si è pensato che finalmente avesse preso continuità nelle sue giocate e prestazioni, ma ogni volta queste speranze sono state puntualmente venute meno. Troppi periodi sono stati segnati da una serie di partite con un andamento del genere : gol di tacco in una, espulso in quella dopo, doppietta al ritorno in campo, tre partite di nulla totale e atteggiamenti irritanti, di nuovo protagonista con gol decisivi, poi espulso di nuovo. Di questi quasi tre anni rimarranno nella mente anche grandissime giocate, la doppietta nella storico successo per 6-1 nel derby in casa dello United, rovesciate e doppi passi, ma non abbastanza per imporsi da titolare in una grandissima squadra come il City di oggi, che giustamente ha deciso di affidarsi ai più regolari Aguero, Tevez e Dzeko.
A Manchester, ma non solo, Balotelli si è fatto notare soprattutto fuori dal campo, regalandosi la fama di bad boy, sempre al centro dell’attenzione degli a dir poco invadenti giornalisti sportivi e di gossip inglesi. Di bravate e casini vari ne ha combinati un’infinità, dalle innumerevoli multe prese con le sue fuoriserie (chi non ha mai visto posteggiata sul marciapiede la sua Bentley mimetica?) ai fuochi d’artificio scoppiati nella sua villa, dalle ore piccole trascorse nei vari night di Manchester alla comparsa settimanale di nuove fidanzate, compagne o…accompagnatrici, tutte chiaramente sempre molto caste e poco desiderose di apparire, fino ad arrivare al discorso ovviamente più serio e delicato della nascita della propria figlia. Ma, a parte la questione della bambina, il resto sono tutte cose spesso ingigantite dai media e che comunque un ragazzo fortunato e dell’età di Balotelli può e deve concedersi, entro i limiti, senza che si debbano creare scandali inutili. Mario è descritto da tutti come un ragazzo dal cuore d’oro, buono e generoso, magari ogni tanto un po’ troppo nel suo mondo, se non si diverte lui chi deve farlo? Nel suo privato, se non intacca la sua vita da atleta, può fare quello che vuole e non deve preoccuparsi di quello che dice la gente.
Diverso è quando questo suo comportamento “eccentrico” sconfina anche sul terreno di gioco e, purtroppo, in questi mesi qualche episodio spiacevole è accaduto, come le risse in allenamento con qualche suo compagno e addirittura di recente con Roberto Mancini. Proprio Mancini, l’allenatore che aveva fatto esordire Balotelli in prima squadra all’Inter, era stato quello che aveva puntato più di tutti su di lui, ma se anche il tecnico di Jesi alla fine si è arreso vuol dire che la situazione intorno a questo giocatore è risultata più difficile del previsto.
In mezzo c’è stata anche la Nazionale, con l’Europeo e la piena fiducia di Prandelli, che ha sempre costruito la squadra partendo da lui. Anche lì, se è vero che l’immagine che ci portiamo dietro della manifestazione dello scorso giugno è sicuramente quella del neo attaccante del Milan che, senza maglietta e tutto muscoli, viene festeggiato dopo il suo secondo gol nella semifinale contro la Germania, bisogna ammettere che, pur mettendoci sempre il massimo dell’impegno, anche in quel caso a Balotelli ha difettato la continuità e la presenza soprattutto sotto porta, nonostante al termine del torneo sia stato inserito nella top 11 dei migliori giocatori.
Ora Super Mario è arrivato finalmente dove forse ha sempre voluto, il Milan, nella squadra in cui tutti sapevano che prima o poi sarebbe finito, anche se per l’evoluzione della sua carriera si pensava a un futuro più lontano. L’approdo oggi al Milan, ma soprattutto l’addio al City, infatti per molti sa un po’ di delusione, di un passo indietro rispetto alle attese con cui aveva lasciato l’Italia tre anni fa. Qui si parla del giocatore italiano potenzialmente più forte dell’ultima generazione che decide, dopo solo due stagioni e mezza, di lasciare il campionato più bello e affascinante del mondo, la Premier League (l’atmosfera di White Hart Lane quando si affronta il Tottehnam non può essere certo paragonata a quando si va al Franchi a giocare contro il Siena, con tutto il rispetto), e decide di andare via da uno dei club più potenti e moderni degli ultimi anni, destinato da qui in avanti a vincere ancora molto, e con la cui maglia giocano alcuni tra i migliori calciatori del pianeta.
Tutto questo per tornare a giocare nel nostro campionato, diventato uno dei più scadenti tra quelli maggiori in Europa, in una delle più gloriose squadre del mondo, ma tra le cui fila si annoverano gente come Constant e Zapata, anche qui con tutto il rispetto. Scelte sue, ci guadagna il Milan, i suoi tifosi e la stessa Serie A. Nella formazione rossonera, a dire il vero, trova anche talenti puri come il piccolo Faraone El Shaarawy, di 2 anni più giovane, ma che in questi primi sei mesi di stagione ha forse fatto vedere di più di quanto abbia dimostrato il suo nuovo compagno negli ultimi tre anni, almeno dal punto di vista realizzativo, e questo deve essere uno sprono e un insegnamento per il grande Mario, oltre che far pensare qualche suo ammiratore.
Concludendo, anche se stiamo parlando solamente di un ragazzo di 22 anni, questa può già essere l’ultima grande occasione per Balotelli, questa volta si trova nelle condizioni migliori, è il giocatore più importante e non può fallire se vuole dimostrare di essere uno dei primi 5 top player al mondo, usando un termine molto di moda. Con la maglia del Milan deve fare bene per forza, se non vuole che questo entusiasmo e affetto dei tifosi si trasformino in fischi e polemiche, anche perché le aspettative nei suoi confronti ora sono enormi, come enorme (esagerato?) è l’investimento fatto dalla società.