“Commissariare il Monte dei Paschi? No, non ci sono i presupposti, era ovvio che la Banca d’Italia scegliesse un’altra strada per intervenire sulla Banca senese”. Chi parla non è solo un esperto di diritto e di legislazione bancaria come il professor Francesco Capriglione, preside di giurisprudenza dell’Università Marconi di Roma, ma uno che conosce dall’interno la Banca d’Italia, essendone stato a lungo l’avvocato superiore e il condirettore generale del servizio legale.
“La normativa del commissariamento di una banca – spiega Capriglione – parla chiaro e scatta solo se, a giudizio discrezionale della Banca d’Italia, le perdite patrimoniali sono molto rilevanti e superiori a un terzo del capitale e la disorganizzazione e il dissesto della banca sono generali: non è questa la situazione in cui oggi si trova Mps e non è per caso che i segnali che la banca centrale ha dato sulla banca senese da oltre un anno vanno in altra direzione”.
FIRSTonline – Professore, quali sono i segnali che facevano capire che la linea di intervento di Via Nazionale escludeva il commissariamento?
CAPRIGLIONE – Al di là dei riferimenti e dei vincoli normativi, le mosse della Banca d’Italia sul Mps sono state chiarissime e sono almeno tre. La prima è stata la moral suasion che ha portato alla sostituzione del direttore generale e del presidente della precedente gestione e all’arrivo al vertice di Mps di Fabrizio Viola prima e di Alessandro Profumo poi. In secondo luogo – parliamo di un segnale dei giorni scorsi – il via libera ai Monti -bond, che non sarebbe mai arrivato se l’idea fosse stata quella di commissariare l’istituto.
FIRSTonline – E il terzo segnale di Banca d’Italia su Mps qual è?
CAPRIGLIONE – E’ un segnale che si lega alla tradizione stessa della Banca d’Italia e che predilige la moral suasion e una linea di equilibrio piuttosto che soluzioni traumatiche come il commissariamento e che potrebbe avere, dopo le prime due mosse, altre evoluzioni.
FIRSTonline – In che senso?
CAPRIGLIONE – Non mi meraviglierei che, come è successo più volte in passato, la Banca d’Italia consigliasse al Monte dei Paschi un’integrazione con qualche banca consorella e il riferimento che Alessandro Profumo va facendo alla ricerca di un nuovo socio forte e di lungo periodo per stabilizzare l’azionariato di Siena non mi sorprende.
FIRSTonline – Ma il commissariamento non poteva essere un modo per dare pieni poteri a Profumo?
CAPRIGLIONE – No, perché la normativa è vincolante ed esclude che, una volta sciolti gli organi gestionali, gli amministratori uscenti possano ricevere altri incarichi in banca per un certo numero di anni.
FIRSTonline – Professore, c’è chi propone e chi intravede per Mps la via della nazionalizzazione temporanea: lei che ne pensa?
CAPRIGLIONE – E’ un’idea anacronistica, del tutto fuori luogo.