Più tempo vuol dire più soldi da immettere nell’economia reale. E non pochi: circa 500 miliardi. I governatori delle banche centrali che fanno parte de comitato sulla vigilanza bancaria hanno prorogato i termini entro cui gli istituti di credito dovranno centrare i parametri di liquidità imposti da Basilea 3.
Le nuove regole entreranno in vigore il primo gennaio 2015 e solo con una copertura del 60% delle risorse necessarie a fronteggiare un eventuale periodo di stress. Si salirà gradualmente al 100% entro il primo gennaio 2019.
In sostanza, le banche avranno più tempo per costruire le proprie riserve di liquidità (dette Lcr, liquidity coverage ratio) in modo che parte degli attivi disponibili possa essere indirizzata al sostegno dell’economia reale. Inoltre potranno essere incluse nella liquidità aggiuntiva chiesta da Basilea 3 anche azioni e mortgage backed secutirities (titoli di credito garantiti da prestiti ipotecari) prima esclusi.
Il gruppo dei governatori ha concordato sul fatto che, 2dal momento che i depositi presso le Banche centrali sono le maggiori (in alcuni casi le sole) forme affidabili di liquidità, l’interazione tra l’Lcr e le scorte delle banche centrali è significativamente importante. Per questo il Comitato continuerà nei prossimi anni a lavorare su questo tema”.
Rispetto al testo iniziale, i minori requisiti di liquidità permetteranno alle banche di mettere in circolo nell’economia 500 miliardi in più.
“E’ un accordo molto significativo – ha detto il governatore della Banca d’Inghilterra, Mervyn King, alla guida del comitato -. Per la prima volta della storia degli organi regolatori, abbiamo un vero standard minimo globale per la liquidità delle banche. Approvare un programma scaglionato per l’introduzione dell’Lcr, e riaffermare che lo stock di asset liquidi di una banca è utilizzabile nei momenti di tensione, assicurerà che i nuovi standard di liquidità non ostacoleranno in nessun modo la capacità del sistema bancario globale di finanziare la ripresa”.
Le ultime stime sugli effetti dei precedenti requisiti risalgono al settembre scorso, quando l’Eba, l’Autorità bancaria europea, aveva calcolato che per le prime 156 banche del Vecchio continente al primo gennaio 2012 sarebbero mancati 1.170 miliardi di euro, pari al 3,7% del totale dei 31mila miliardi di asset che fanno capo al sistema.
Un’altra boccata di ossigeno riguarda le banche Usa. E’ stato deciso di rinviare di almeno due anni l’applicazione della disposizione della legge Dodd-Frank, che imponeva agli istituti di separare le attività protette dalle assicurazioni sui depositi dai derivati.