Ed eccoci di nuovo qui, pronti a stilare per il secondo anno consecutivo il bilancio di fine anno. Il 2012 ha regalato gioie e dolori alle big del nostro calcio, che ora si godono le feste (chi più, chi meno) pensando al 2013, che si aprirà con il mercato di riparazione. Useremo lo stesso criterio adottato nel 2011: nel dare i voti prenderemo in considerazione solo la seconda parte dell’anno in corso. Inutile spiegarvi il perché: le stagioni calcistiche seguono un calendario diverso da quello “normale”, dunque è un po’ come se il capodanno arrivasse a maggio, quando si decidono campionato e coppe. A giugno poi si azzera tutto, e a fine dicembre ciò che è successo in primavera è già bello che dimenticato. Nella speranza di non rovinare il Natale a nessuno, ci accingiamo così a giudicare le grandi nostrane. Augurandovi buone feste, vi diamo appuntamento al 2013, pronti a tuffarci nella centrifuga del mercato e delle partite. Sperando che possa essere un anno migliore, anche se, sportivamente parlando, ad alcuni è andata già piuttosto bene così.
JUVENTUS 9,5
Un anno fa esatto avevamo dato un bel 9 alla Vecchia Signora. Con un pizzico di manica larga e un discreto occhio lungo, avevamo previsto che i bianconeri avrebbero potuto togliersi grandi soddisfazioni. Così è stato, e la sensazione è che siamo appena all’inizio. Archiviato lo scudetto, i ragazzi di Conte hanno ricominciato davvero alla grande. E dire che i problemi non sono proprio mancati: dal traumatico addio di Del Piero alla squalifica di Conte la nuova stagione sembrava iniziare sotto una cattiva stella. Invece la Juventus ha reagito alla grande, conquistando la Supercoppa Italiana e, soprattutto, arando campionato e Champions come nessuno. In particolare, è il primato di casa nostra a suscitare scalpore, tanto che in molti sostengono che i giochi siano già chiusi. Non sappiamo se davvero sia così (ma le probabilità sono alte), ma di certo questa Juve non sembra voler lasciare molto ai propri avversari. La curiosità per il 2013 è una sola: riusciranno i bianconeri a prendersi anche l’Europa? Fino ad oggi le cose sono andate piuttosto bene (primato in un girone difficile), ma la Storia è ancora da scrivere. E questa Juve ha tutte le carte in regola per farlo, soprattutto se Agnelli e Marotta le regaleranno un top player d’attacco. L’ultima cosa che manca per riportare la squadra ai fasti del passato.
LAZIO 7,5
Dietro la Juve c’è la Lazio, e questa di per sé è già una notizia. Alzi la mano infatti chi, la scorsa estate, avrebbe pronosticato un simile scenario? Qualcuno potrebbe obiettare che il secondo posto conta relativamente, perché in questo momento nessuno insidia davvero i bianconeri, ma ciò non può e non deve togliere meriti ai biancocelesti di Claudio Lotito. E’ lui infatti la vera icona di questa Lazio: discusso, criticato, a volte persino contestato, il presidente ci ha preso ancora, dimostrando una capacità notevole nel coniugare le esigenze aziendali (non fosse per i debiti dell’era Cragnotti le casse sarebbero addirittura floride) con quelle sportive. Il giochino di Lotito consiste nel evitare accuratamente i riflettori del mercato, dove le cifre sono spesso superiori al valore di tecnici e giocatori. Scelta che spesso pone la sua Lazio ai margini di pronostici e previsioni, ma tanto quella che conta è la classifica reale. E lì i biancocelesti si tolgono spesso belle soddisfazioni. Decisiva poi la mossa Petkovic, tecnico quasi sconosciuto a critica e tifosi, rivelatosi uno dei migliori del nostro campionato. Con lui alla guida, la Lazio ha mantenuto gli standard dell’era Reja, aggiungendo però un pizzico di modernità, e dunque di fascino. Con queste premesse, la zona Champions non è più un sogno.
NAPOLI 7
Avessimo scritto questo articolo un paio di settimane fa, avremmo probabilmente dato al Napoli un voto in più. Ma come, direte voi, bastano 15 giorni per modificare un giudizio? Sì, se le due settimane in questione hanno avuto la potenza di uno Tsunami. Nel weekend dell’Immaccolata il Napoli aveva la possibilità di lanciare la sfida alla Juventus. Invece è arrivata la sconfitta di San Siro contro l’Inter, ed è iniziata l’inesorabile discesa. In pochi giorni è successo davvero di tutto: dalla batosta col Bologna in campionato a quella in Coppa Italia, passando per la mannaia della Giustizia Sportiva, che ha tolto agli azzurri due punti in classifica, oltre che capitan Cannavaro e Grava. E meno male che nell’ultima partita contro il Siena è arrivata una (sofferta) vittoria, altrimenti a Napoli non avrebbe festeggiato proprio nessuno… Scherzi a parte, il voto agli azzurri resta buono, perché tutto sommato solo la Juve si è dimostrata superiore. La sensazione però è che questa squadra non riesca mai a fare davvero il salto di qualità. Colpa del mercato? Della pressioni della piazza? O forse di Mazzarri, sempre più lontano da un futuro alle pendici del Vesuvio? Difficile dare una risposta: quella semmai arriverà tra qualche giorno, quando si aprirà la campagna trasferimenti invernale. Là capiremo se il Napoli vorrà diventare grande, oppure se preferirà continuare così. Ottenendo dunque buoni risultati, ma senza scaldare il cuore alla propria gente.
INTER 6,5
Voto in discesa per la banda Stramaccioni, arrivata a fine 2012 quasi gattonando. Una stagione iniziata prestissimo (era il 2 agosto) si sta facendo sentire, così come il mercato estivo, tutt’altro che perfetto. Detto questo, il giudizio resta più che sufficiente, un po’ perché l’Inter era partita quasi da zero (o meglio da un sesto posto), un po’ perché tutto sommato abbiamo visto più cose buone che negative. Le vittorie negli scontri diretti non mentono: la stoffa per arrivare lassù c’è. Il problema semmai sta nella quantità della stessa, più adatta ad un bikini che ad un lungo abito da sera. A Moratti il compito di fare la spesa a gennaio, perché al resto pensa Stramaccioni. Il tecnico si merita un voto più alto dei propri giocatori (almeno un 7), che ha saputo, se non dominare, almeno coinvolgere nel suo progetto. Esistono due modi di fare l’allenatore: con la frusta (alla Capello) o con la parola (alla Ancelotti). Mourinho (il migliore visto in casa Inter dai tempi di Herrera) sapeva usare entrambi i metodi, Strama, per ora, si basa più sul secondo che sul primo, ma aver domato leoni tipo Cambiasso o Cassano è indice di una certa intelligenza, oltre che bravura. E allora, perché questo ritardo dalla Juve? Forse l’errore sta a monte: ma chi l’ha detto che l’Inter deve lottare per lo scudetto? Gennaio potrebbe cambiare le prospettive, ma per ora l’unico vero obiettivo plausibile sembra un posto Champions. E i nerazzurri sono pienamente in gara.
ROMA 6
Forse ci siamo. Forse, perché con Zeman non si sa mai. Può capitare di assistere a vere e proprie mattanze di avversari (ne sa qualcosa il Milan), come a suicidi che neanche Freud saprebbe spiegare (tipo contro Bologna o Udinese). Questo è Zeman bellezza, e tu non puoi farci niente direbbe Humphrey Bogart, e indubbiamente avrebbe ragione. Il boemo è come un ascensore impazzito: a volte sale, a volte scende. Nel momento in cui scriviamo la Roma si avvicina ai piani alti, con tanto spettacolo e qualche scossone (Chievo Verona) tanto per non far perdere le abitudini di sempre. Il voto è la conseguenza di quanto visto finora: una sufficienza, niente più e niente meno. Il gioco a tratti è stato esaltante, ma mai trascendentale (tipo Pescara della scorsa stagione), il che porta acqua al mulino dei maligni: con Zeman è difficile vincere. I risultati però migliorano a vista d’occhio, rispondono i seguaci del boemo, e il 2013 potrebbe regalare grandi soddisfazioni. Di certo su una cosa non si può discutere: questo Totti è tornato ai livelli di una volta, quando le primavere sulle spalle (e le cicatrici sulle ginocchia) erano molte meno. Merito di Zeman e della sua preparazione stile marines, che sembra aver ringiovanito il Capitano nelle gambe e nello spirito. Ma con il boemo la legge del contrappasso è sempre dietro l’angolo: per un gol che fai ce n’è uno che prendi. E così ecco il caso De Rossi, ai margini della rosa neanche fosse l’ultimo ragazzino della Primavera. Conseguenze di un allenatore molto particolare, che nel 2013 proverà finalmente a fare il salto di qualità. Proprio come la Roma degli americani.
MILAN 5
Il voto è rimasto lo stesso del 31 agosto, quando decretammo i giudizi sul mercato estivo. Il Milan ha sistemato il proprio bilancio economico, ma non certo quello sportivo. L’ultima batosta è arrivata all’Olimpico contro la Roma, e chissà che Berlusconi, oltre che in politica, non abbia deciso di scendere in campo anche sul mercato. Indipendentemente dalle ideologie, è lì che i tifosi rossoneri lo vogliono vedere, perché questa squadra ha bisogno di un bel restyling, che solo i milioni del presidente può regalare. Bisognerà partire dalla difesa, letteralmente devastata dalla partenza di Thiago Silva e dall’addio di Nesta. Lo sa bene Allegri, che ha alternato uomini per oltre tre mesi, per poi scegliere i meno peggio (Yepes e Mexes), con i quali comunque s’imbarca parecchia acqua. Da sistemare anche il centrocampo, orfano dei vari Seedorf, Gattuso e Van Bommel, privato anche di De Jong. Inutile prendersi in giro: Muntari e Ambrosini non sono playmakers, ma solo buoni incontristi. Superflui invece arrivi di livello in attacco, a meno che non arrivino le cessioni di Robinho e Pato (piuttosto probabili). Insomma, la spending review estiva ha aggiustato i conti, ma ora bisogna pensare alla squadra. Diversamente, il prossimo anno i rossoneri non giocheranno le coppe europee, o al massimo si misureranno nelle arene periferiche dell’Europa League, con tutte le perdite economiche del caso. Investire oggi per non piangere domani, questo dovrà essere il piano di Berlusconi. Altrimenti il voto di maggio sarà lo stesso.