Da quando è iniziata la Grande recessione le banche centrali hanno dovuto inventarsi delle maniere non ortodosse per stimolare l’economia, una volta esaurite le manovre tradizionali via tassi di interesse. La Federal Reserve, oltre all’espansione quantitativa della moneta, ha fatto ricorso a un impegno e una promessa: di mantenere vicino a zero il tasso guida per un periodo di tempo lungo, di volta in volta indicato con scadenze precise.
Questo approccio sta trovando imitatori, e il Brasile ha appena annunciato anch’esso che manterrà i tassi a breve, scesi a minimi storici, per un periodo ‘prolungato’, che gli analisti stimano essere almeno fino alla fine dell’anno entrante. Per la verità il tasso Selic, al 7.25%, è lontano dallo zero, ma per il Brasile è, come detto, un minimo storico. Il grande paese sudamericano ha una tradizione di alti tassi, e l’inflazione, superiore al 5% e più alta del target della Banca del Brasile, sconsiglia di scendere ancora.
Dietro alla decisione della banca centrale c’è la necessità di stimolare l’economia che nel 2011 e nel 2012 è cresciuta di solo poco più del 2%. Gli analisti su attendono per il 2013 un tasso di crescita quasi doppio, vicino al 4%, supportato anche da una politica di bilancio che si è fatta più espansiva. La promessa di mantenere i tassi a questo ‘minimo’ dovrebbe anche limitare l’apprezzamento del real brasiliano, che negli ultimi anni ha conosciuto una scomoda rivalutazione, nominale e reale.