Proprio mentre aumentano le speranze di evitare il “fiscal cliff”, l’economia americana archivia risultati positivi sul fronte dei conti publbici e del lavoro.
Nel terzo trimestre il Pil degli Stati Uniti è cresciuto del 2,7% su base annua. Lo ha comunicato oggi il Dipartimento del Commercio. Si tratta del maggior incremento da quasi tre anni, ma i mercati attendevano un risultato ancora migliore, anche se di poco. Gli analisti avevano previsto in media una crescita del 2,8%. Nel secondo trimestre il Pil aveva registrato un +1,3%.
A determinare il buon risultato fra luglio e settembre, che è stato rivisto al rialzo dalla prima lettura di un +2%, sono state soprattutto le esportazioni e le scorte in aumento.
L’export ha segnato un +1,1%, rivisto dal precedente -1,6%, mentre le importazioni sono state ritoccate a +0,1% da -0,2%. Le scorte nel settore privato sono cresciute dell’1,9%.
Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, i profitti legati alla produzione hanno subito un incremento dell’8,7%.
Stando all’ultimo report, l’inflazione si è mantenuta su bassi livelli nel periodo considerato. L’incremento dell’indice dei prezzi al consumo è stato dell’1,6%, sotto il target del 2% fissato dalla Federal Reserve. Al netto di generi alimentari ed energia, il dato è cresciuto dell’1,1% rispetto ai tre mesi precedenti.
Quanto al mondo del lavoro targato Usa, la settimana scorsa le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono calate di 23 mila unità, a quota 393 mila. Sorpresi gli analisti, che si aspettavano un calo meno incisivo a 395 mila.
Il dipartimento del Lavoro ha inoltre fatto sapere che la media mobile a quattro settimane, meno volatile rispetto al dato settimanale, è aumentata di 7.500 unità rispetto alla settimana passata, a quota 405.250, ai massimi dall’ottobre 2011.
Per la settimana precedente, terminata il 17 novembre, le nuove richieste sono state riviste in calo di 35 mila unità a quota 416.000.