Gli effetti della crescita cinese sulle quantità e i prezzi delle materie prime sono ben noti. Ma sul commercio della droga? Anche qui l’elefante cinese si è mosso con effetti disastrosi nel negozio di porcellane delle sostenze stupefacenti. L’Ufficio Narcotici delle Nazioni Unite ha comunicato in un recentissimo rapporto che la coltivazione dell’oppio nel Sud-Est asiatico è più che raddoppiata negli ultimi sei anni, spinta dalla domanda di eroina in provenienza dalla Cina. Il numero di consumatori di eroina nell’area Asia Orientale e Pacifico è salito da un quinto a un quarto del totale mondiale, e di questi circa il 70% sono in Cina.
La maggior parte del traffico di droga passa per il Golden Triangle, un’area grande tre volte l’Italia che copre il territorio montagnoso dove confluiscono Myanmar, Vietnam, Laos e Thailandia. L’ONU, assieme alle autorità locali, cerca di convincere i contadini a rinunciare alla coltivazione dei papaveri da oppio. Ma quei territori sono spesso controllati dagli insorti, specie in Myanmar, e in ogni caso le alternative offerte – passare ad altre coltivazioni – sono insufficienti: il rendimento di un campo di papaveri è di circa 15 volte superiore al rendimento di un ‘cash crop’ alternativo.
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