Dopo l’era dello “spread”, gli italiani iniziano a familiarizzare anche con nuovi tecnicismi. Il più frequente negli ultimi giorni è “peculato”, ossia l’appropriazione di risorse altrui nell’esercizio di funzioni pubbliche. Da oggi si diffonde però anche il concetto di “voto di scambio”, ossia l’acquisto delle preferenze alle elezioni. Insomma, quella di oggi è stata l’ennesima giornata da incubo per la politica locale italiana. Lo tsunami d’inchieste che negli ultimi mesi ha travolto diverse Regioni riprende velocità e nel centro del mirino ancora una volta ci sono le amministrazioni di Lombardia e Lazio.
Il provvedimento più clamoroso è stato certamente l’arresto di Domenico Zambetti, esponente del Pdl e assessore alla Casa del Pirellone, accusato proprio di voto di scambio dai magistrati. Secondo l’accusa, Zambetti avrebbe pagato 200 mila euro ad alcuni clan della ‘ndrangheta per ottenere in cambio 4.000 preferenze.
A stretto giro si è allargato anche il fronte delle indagini sulla Pisana. Dopo lo scandalo dei fondi Pdl e l’arresto dell’ex capogruppo Franco Fiorito, oggi è stato iscritto nel registro degli indagati anche Vincenzo Maruccio, capogruppo dell’Idv. L’accusa è di peculato: il pm Stefano Pesci e il procuratore aggiunto Alberto Capena sospettano che Maruccio abbia dirottato tramite bonifici 500 mila euro destinati al partito sui suoi conti correnti personali. A questa somma andrebbero aggiunti altri 200mila euro di prelievi in contanti da due conti del gruppo dell’Italia dei valori.
E peculato sia anche per l’ex presidente del Consiglio regionale lombardo, Davide Boni (Lega), l’ex vicepresidente Franco Nicoli Cristiani (Pdl) e il consigliere ed ex assessore Massimo Buscemi (Pdl), indagati dalla Procura di Milano anche per truffa aggravata. L’inchiesta, avviata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, riguarda viaggi, cene e spese di comunicazione e rappresentanza del gruppo consiliare Pdl-Lega tra il 2008 e il 1012.
Infine, tornando ancora nel Lazio, si apprende che l’assessore ai Trasporti della Provincia di Roma, Amalia Colaceci, rischia di finire a processo per frode nelle pubbliche forniture. Indagata insieme ad altre 12 persone, Colaceci sarebbe coinvolta in una gara d’appalto sospetta per il servizio di trasporto per disabili “Amico Bus”.