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8 marzo: le donne fanno carriera, ma non arrivano ai vertici del potere

Rispetto al passato è aumentato il numero di donne al potere. Il che rappresenta una buona notizia nonostante l’aumento quantitativo non sia accompagnato da altrettanti miglioramenti dal punto di vista qualitativo. Cosa significa? Che più le poltrone scottano, più sono importanti, meno donne si trovano ad occuparle.

A testimoniarlo è il dossier “Trova l’intrusa” realizzato dall’osservatorio civico Openpolis che ha analizzato la presenza femminile all’interno delle istituzioni cercando di delineare un quadro completo.

In base all’analisi effettuata si scopre che, in termini percentuali, le donne titolari di un seggio al Parlamento italiano e a quello europeo sono il 30% del totale. Una percentuale che aumenta negli organi di governo delle amministrazioni locali.

Nel 2016, per la prima volta nella storia, inoltre, le donne si sono conquistate uno spazio importante anche nel mondo dell’economia e della finanza, dove hanno raggiunto il 30% di incarichi nei consigli di amministrazione delle aziende quotate nella borsa italiana.

Dal punto di vista numerico dunque, il miglioramento c’è e sembra essere piuttosto costante. Il problema arriva però nel momento in cui si analizza la tipologia di incarico ricoperto dalle donne. È a questo punto infatti che, in base allo studio di Openpolis, si osserva quello che gli analisti hanno chiamato un doppio binario: “da un lato le donne aumentano, dall’altro più si guarda in alto e più gli incarichi conferiti alle donne tendono alla rarefazione.”

Ed è un fenomeno a tutto tondo che riguarda la politica, le istituzioni, la finanza. Qualche esempio? Le europarlamentari rappresentano per la precisione il 37% dell’assemblea, ma se si guardano le altre istituzione dell’Unione, quelle che prendono le decisioni fondamentali sulle linee politico-economiche del vecchio continente, la percentuale crolla: nel consiglio europeo le donne sono solo 4 su 28: il 14,29%, nell’Ecofin, il Consiglio Economia e finanza, dove le donne sono 3 su 28 ( il 10,71%) mentre il punto più basso si raggiunge al Consiglio degli affari esteri dove si precipita addirittura a 1 donna su 28 componenti: il 3,57% del totale.

(Fonte: Openpolis)

Ma il problema non riguarda solo le istituzioni europee e i suoi organi, ma anche la finanza e soprattutto le società quotate in borsa dove le donne sono arrivate ad occupare 687 poltrone in consigli di amministrazione e organi di controllo dalle 170 del 2008. In termini percentuali siamo passati dal 5,9 al 30,3% del totale.  “Solo pochi anni fa la situazione era desolante – rileva l’osservatorio – ma il miglioramento è dovuto all’obbligo introdotto dalla legge 120/2011 di aumentare progressivamente le nomine femminili negli organi di amministrazione e controllo delle società quotate”. Le donne cominciano piano piano a ritagliarsi spazi fondamentali in un mondo chiuso come quello della finanza. Eppure il vertice sembra essere ancora precluso: le amministratrici delegate sono 17, appena il 2,5% delle figure femminili, mentre le donne presidente o presidente onorario raggiungono il 3%.

“ A crescere – rileva Openpolis – sono infatti i ruoli non esecutivi, cioè di controllo sul management. Nel 68,56% dei casi si tratta di amministratrici indipendenti: figure non legate ai dirigenti esecutivi o agli azionisti, chiamate a vigilare nel solo interesse della società”.

(Fonte: Openpolis)  

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